A lezione di giornalismo

 “Il Ducato”: giornale, canale radio e tv, prodotto dell’Istituto per la Formazione al Giornalismo (Ifg) biennale di Urbino, dove venti ragazzi a turno ricoprono tutti i ruoli di una redazione, che vanno dalla registrazione di video/foto alla stampa del giornale.

Giampiero Gramaglia, direttore dei corsi e delle testate della scuola, ha accolto nell’aula magna della scuola la nostra classe e ci ha concesso un’intervista.

Quali sono i tempi medi di redazione di un articolo? 

 

“ Se si deve scrivere un articolo per un sito web, il tempo di redazione è diverso da quello di un’agenzia di stampa. Questo può variare in base alle righe richieste e all'importanza che esso assume. È  fondamentale consegnarlo entro la dead-line, il tempo limite di scadenza.”.

 

Come è composta la redazione e quali sono i compiti di ogni membro?

 

“Anche in questo caso varia a seconda del tipo di redazioni, come quotidiani, i periodici, le radio, i siti web, le agenzie … Ma tutte hanno alcuni ruoli fissi, organizzati in scala gerarchica: il responsabile della redazione è il direttore, che viene associato a un dittatore, perché il potere decisionale è nelle sue mani. Egli si appoggia su i vicedirettori. In seguito si trova l’organo produttivo, costituito dai giornalisti, dai fotografi, ecc...”.

 

In base alla sua esperienza, è più richiesto il giornale cartaceo o quello online?

 

 “Oggi la carta sta perdendo progressivamente valore, i quotidiani online l’anno ormai surclassata. Un fattore che contribuisce a questa discesa sono gli under 40, che preferiscono le informazioni immediate sul web al classico cartaceo.”.

 

Qual è la fase più delicata nella stesura di un articolo? Dove dobbiamo stare più attenti noi studenti alle prime armi?

 

“La cosa più importante di un articolo è il titolo: se non colpisce il lettore, questo non lo leggerà. In secondo luogo, bisogna avere sempre le informazioni principali dettate dalle “5 WH”, non si deve mai inventare nulla se non si hanno tutte; inoltre è meglio utilizzare le parole che trasmettono informazioni più dettagliate: ad esempio, tra i termini “uomo” e “insegnante”, il secondo fornisce più particolari. Ultimo, ma non per importanza, l’utilizzo di un lessico semplice ed efficace. 

Come è iniziata e come si è sviluppata la sua carriera?

 

“Sin da ragazzo volevo fare il giornalista. Ho frequentato il liceo classico a Pavia e poi mi sono iscritto alla facoltà di Fisica (collegio Borromeo), durante quel periodo ho iniziato a scrivere degli articoli che portavo al giornale della città. Nel 1972 sono stato assunto da una redazione e ricordo molto bene che il primo giorno mi dissero di fare un “morto”, cioè di occuparmi di un lutto cittadino. Sono stato per molti anni corrispondente dell’ANSA da Bruxelles, Parigi, Washington. Dal 2006  fino al giugno scorso, sono stato direttore dell’Agenzia, di cui avevo guidato gli Esteri nel periodo dal 1990 al 1997. 

 

Perché da piccolo sognava di diventare un giornalista?

 

“Quando ero giovane, il giornale aveva un grande impatto,  soprattutto quello degli esteri. Mi ricordo ancora molto bene il giorno della morte di Kennedy, le televisioni trasmisero la notizia il giorno seguente a quel triste fatto, perché all’epoca non c’erano i satelliti. Avevo tredici anni e ne rimasi sconvolto, al punto che iniziai a piangere. In quel periodo, l’informazione e i giornali erano considerati come delle istituzioni. Oggi il giornale e i media non suscitano più emozioni come un tempo, l’unica cosa che conta è riuscire ad essere i primi a dare la notizia e acquistare fama e notorietà.”.

 

Ha dei consigli da darci?

 

“Come ho detto in precedenza, il titolo è fondamentale: è assolutamente vietato l’uso dei congiuntivi, deve essere chiaro e semplice, in modo che tutti possano capirlo, ma anche interessante, perché deve catturare il lettore. Per far sì che un articolo sia scorrevole quando viene letto, è preferibile usare le forme attive dei verbi, piuttosto che quelle passive. Inoltre è meglio evitare le subordinate, bisogna usare frasi brevi e chiare, ma che allo stesso tempo forniscono al lettore tutte le informazioni di cui ha bisogno. Un buon giornalista deve saper tener conto anche dell’importanza della notizia che ha tra le mani e del pubblico a cui è rivolta.”.

 

Questo incontro ci ha aiutato molto, essendo giornalisti alle prime armi per noi è molto importante ricevere consigli da chi ha più esperienza. Visitare la sede di un  giornale e osservare come si lavora in una vera redazione è stato emozionante ed istruttivo. Giampiero Gramaglia ci ricorda che il mestiere più bello è quello del giornalista, perché l’informazione ci rende liberi. 

Denise Gamba III C