Andrea, il protagonista del romanzo “Il Piacere”, è un individuo privo di qualsiasi morale, il cui unico scopo è quello di assecondare i propri desideri e le proprie passioni in nome di un edonismo fine a se stesso. Nella sua vita non esistono valori veri e propri, egli segue le sue pulsioni, va alla ricerca del lusso più sfrenato e non si fa scrupoli ad eliminare chiunque si metta in mezzo a lui e all’oggetto del suo desiderio. Il suo personaggio rappresenta tutte quelle persone che vivono una vita priva di valori, che non si fermano mai a riflettere sulle proprie azioni e sulle conseguenze che queste possono avere: sono convinta che gli esseri umani dovrebbero avere degli ideali e dei principi morali, perché una vita senza questi è priva di senso e di significato. Ovviamente immagino che ognuno di noi abbia un diverso concetto di “valori fondamentali”, perciò mi limiterò ad elencare quelli che io ritengo siano più importanti: il primo della mia lista è sicuramente il rispetto. Credo che sia importante imparare a rispettare prima di tutto la grande diversità che esiste tra gli esseri umani: non mi addentrerò nei discorsi riguardanti il razzismo e la discriminazione, ma ci tengo a precisare che l’unicità di ciascuno di noi è la forza del genere umano. Ognuno ha qualcosa da offrire, che può contribuire al miglioramento della vita di tutti. Sostengo che la sensibilità dovrebbe essere una qualità presente in ognuno di noi, più forte dell’egoismo, dell’ambizione, capace di sopraffare gli esseri umani, che si calpestano a vicenda e opprimono i più deboli e i diversi, se mai esiste un concetto di normalità  e di diverso. Forse sono io ad essere troppo sensibile, ma credo che non farebbe del male a nessuno provare ad essere più gentili con gli altri, ad empatizzare con loro. Vorrei soffermarmi sul valore del rispetto sopracitato: credo che si colleghi alla perfezione alla tragica situazione che ormai tutto il mondo sta vivendo. Il Coronavirus, o COVID-19, è entrato nelle nostre vite e le ha sconvolte completamente: negozi, bar e ristoranti sono stati chiusi, possiamo uscire di casa solo per motivi strettamente necessari, come la spesa o le questioni di salute, non possiamo più vedere i nostri amici, abbracciarli, passare del tempo con loro. In questo triste momento, le persone hanno iniziato a reagire nelle maniere più diverse: c’è chi ha deciso di rispettare alla lettera le direttive del governo e chi, invece, banalizzando il problema, ha continuato a comportarsi come sempre. Pensiamo ad esempio alla Francia, dove 3.500 persone mascherate da Puffi si sono riunite per battere il record del mondo per questo genere di raduni; nonostante fosse già stato lanciato l’allarme Coronavirus, questi individui hanno comunque deciso di radunarsi, incuranti dei rischi che correvano, e quasi a sfregio di una nazione, la nostra, che già aveva allertato l’Europa stessa dell’incombenza di questa minaccia. La situazione è grave, è necessario evitare tutti quei comportamenti che possono mettere in pericolo noi stessi e quelli che ci stanno intorno: capisco che sia difficile rinunciare alle proprie uscite e alla propria quotidianità, ma è un sacrificio che dobbiamo fare tutti. In Italia persiste ancora, in alcune persone, l’idea di non abbandonare le proprie abitudini. È assurdo che sia ancora necessario ripeterci di stare a casa. Dov’è il nostro raziocinio, il nostro rispetto verso gli altri? Guardando tutto quello che accade, la mia risposta a questa domanda non può che essere negativa. Oltre alla poca intelligenza messa in campo da alcune persone, si assiste anche ad azioni riprovevoli, come i furti negli ospedali, dove sono state rubate mascherine e disinfettanti per essere poi rivenduti al doppio del prezzo. O ancora, gli oggetti di valore rubati ai medici e agli infermieri mentre erano in servizio; questi sono comportamenti pietosi e orribili: gli operatori sanitari lavorano ogni giorno senza sosta per cercare di salvare il maggior numero possibile di vite e meritano tutto il nostro supporto e aiuto; dovremmo osannarli per quanto stanno facendo e non ferirli nel profondo del cuore con le nostre azioni meschine. Tuttavia, ciò che più mi ha lasciato senza parole sono state le dichiarazioni del primo ministro inglese Boris Johnson: anche se adesso ha fatto marcia indietro, inizialmente egli ha comunicato che forse sarebbe stato meglio lasciare che il virus facesse il suo corso, in modo che nella popolazione potesse svilupparsi la cosiddetta “immunità di gregge”, ovvero che le persone, una volta guarite, avrebbero potuto avere anticorpi contro il COVID-19. Tutto ciò però avrebbe portato alla morte di centinaia di migliaia di persone non abbastanza forti per poter superare la malattia, come gli anziani o chi è affetto da patologie gravi. È la selezione naturale applicata agli esseri umani: i forti vivono, i deboli periscono; si, è vero, questo è quanto sosteneva Darwin, ma la nostra società non funziona così: non abbandona qualcuno alla morte solo perché è troppo debole, non può ragionare in questo modo, sarebbe la fine dell’umanità e del senso civico che ci contraddistingue. Fino ad ora mi sono soffermata su tutti gli aspetti negativi di questa situazione, ma vorrei citarne anche di positivi: la catena di solidarietà verso gli anziani soli a casa, le numerose campagne di raccolta fondi per gli ospedali, l’impegno di insegnanti e studenti nel portare avanti le lezioni a distanza e tutti i grandi dello sport e dello spettacolo che instancabilmente ci trasmettono messaggi positivi e di speranza. Concludo con un elogio a tutti gli italiani che ogni giorno si affacciano ai balconi ed iniziano a cantare o a suonare insieme ai propri vicini. Può sembrare qualcosa di insignificante, ma invece è il segno che c’è ancora speranza e che siamo tutti vicini in questo duro momento, nonostante la distanza che ci separa. Abbiamo riscoperto cosa significhi realmente essere italiani: siamo un popolo forte, che non si arrende di fronte alle difficoltà e che ha lottato sempre, con tutte le sue forze, per sopravvivere. Io credo molto nella ricerca e in tutto quello che il nostro Stato sta facendo, al di là delle polemiche. L’Italia c’è!

 

 Eva Brau, V C LSA