Quando il mentore è il compagno di banco

La classe, notoriamente, è il luogo dove si consumano situazioni di apprendimento più o meno significative.

Nella IC è stata sperimentata una nuova tipologia di didattica “significativa”, che supera la classica visione di lezione frontale tenuta dal docente ad una platea di allievi più o meno abituati e/o educati all'ascolto. Il modello sperimentale si configura in un sistema di Cooperative Learning di tipo Peer Tutoring, ovvero l’allievo “sale in cattedra” ed espone una lezione ai propri compagni, guadagnando la loro attenzione e stima.

Si tratta di occasioni che permettono agli studenti di tenere un vero e proprio intervento didattico ai propri compagni su argomenti affrontati dall’insegnante ma ampiamente approfonditi dagli studenti stessi.

Lo studente Lorenzo Piccinini (classe IC, appassionato di elettronica e di hardware) durante l'ora d’informatica ha strutturato una vera e propria lezione e ha illustrato (smontando e rimontando un PC) i singoli componenti di un elaboratore ai propri compagni, che si sono mostrati interessati e partecipativi.

MA CHE COS’È IL PEER TUTORING?

Volendo semplificare, si può parlare di Peer tutoring “quando vi è un reciproco ruolo di aiuto tra due allievi o gruppi di allievi che svolgono alternativamente i ruoli di tutor e allievo (tutee)”; o “quando esiste una differenza nelle conoscenze e nelle abilità cognitive o relazionali tra tutor e allievo”. 

Nel nostro caso, Lorenzo è andato ben oltre il mero e apparente soddisfacimento del naturale desiderio di protagonismo e ha dato prova di abilità e competenza fornendo ai propri compagni un modello efficace di metacognizione e apprendimento significativo.

La classe gli ha riconosciuto il ruolo di tutor e ha risposto positivamente all'iniziativa, partecipando e interagendo con interventi e domande pertinenti.

I vantaggi per uno studente che voglia incarnare il ruolo del tutor sono:

miglioramento dell’autostima: i tutor si sentono più importanti all'interno della classe, più efficaci e abili nell'affrontare i compiti;

apprendimento delle abilità sociali: l’introduzione di elementi di cooperazione e di solidarietà favorisce la sensibilità verso l'altro e la conoscenza delle conseguenze dei comportamenti messi in atto. È anche probabile che in classe si crei una cultura dell’aiuto reciproco;

Aumento della motivazione verso la scuola: il tutor tende a essere più interessato verso le attività scolastiche, ad essere più attivo e propositivo rispetto al contesto scolastico; prevenzione degli abbandoni scolastici, delle assenze immotivate e dei ritardi: coloro che ricoprono il ruolo di tutor tendono generalmente a interiorizzare le regole scolastiche con più facilità.

Ma i vantaggi non sono solo per lo studente tutor, anche per l’allievo c’è una ricaduta positiva: il contesto sociale incide sull'apprendimento, insegnava Vygotskij: "se da solo il discente arriva ad una certa capacità di evolvere, aiutato da una persona più competente può migliorare e raggiungere il suo livello ottimale"; quando la “persona più competente” è un pari, c’è una maggiore vicinanza di modalità cognitiva, fra alunni della stessa età si usa una strategia simile per “apprendere”. Manca poi "l'autorità" del professore, che, secondo alcuni studi può aiutare l’allievo ad essere più aperto nel rivelare al compagno tutor le sue lacune. 

Migliora il senso di fiducia: ci si affida all'altro “proprio pari”. 

Si riduce la conflittualità, si migliora la comunicazione, si innesca così un meccanismo di aiuto reciproco che si trasforma in una dinamica sociale virtuosa.

Le modalità con cui sono avvenute le riprese in classe sono del tutto improvvisate e prive di strumentazione adeguata, tuttavia l’allievo Ranocchi Leonardo, con le proprie competenze digitali, ha provveduto a migliorare il filmato, lavorando sul montaggio del video e ottenendo così un risultato più che apprezzabile. 

GRAZIE IC e buona visione!

 

Professoressa Silvia Guida