La retorica a Hollywood: riflessioni sul film Will Hunting

La retorica nel mondo del cinema è la chiave del successo e dell’emozione, come nel celebre film di Gus Van Sant, Will Hunting:genio ribelle, storia di un giovane dall’intelligenza  straordinaria ma dal passato difficile (Will), che lavora come addetto alle pulizie all'Institute of Technology del Massachussets. Un giorno un importante docente di matematica propone ai suoi alunni un problema molto complesso, che viene risolto brillantemente da Will. Rintracciato, si vede costretto a frequentare i corsi del matematico e a vedere uno psicologo. Tutti crollano di fronte alla complessa personalità del ragazzo eccetto Sean Maguire, con il quale Will riesce a creare un rapporto profondo, nonostante le perplessità iniziali. 

I due si incontrano per la prima volta nello studio del dottore e qui il ragazzo “disintegra” la vita dello psicologo osservando un quadro da lui dipinto.

Il giorno seguente, discutendo in un parco seduti su una panchina, il giovane Will riceve dal suo interlocutore una delle lezioni più importanti della sua vita.

Il dottor Sean, dopo una lunga notte insonne, dichiara di aver finalmente trovato la pace, essendosi reso conto che ha di fronte solo un ragazzo, che non ha alcuna idea di ciò che ha detto. È molto convincente nelle sue argomentazioni, in particolar modo con l’anafora di “Se ti chiedessi…” seguita dall’arte, le donne, la guerra … A prova del fatto che non si può fare a pezzi la vita di qualcuno, e ancor di più non si può

pretendere di aver capito tutto della vita, solo per aver letto molti libri.

Dr: “Se ti chiedessi sull’arte probabilmente mi citeresti tutti i libri sull’arte mai scritti. Michelangelo: sai tante cose su di lui…, tutto quanto vero? Ma scommetto che non sai dirmi che odore c’è nella cappella Sistina, non sei mai stato lì con la testa rivolta

verso quel bellissimo soffitto, mai visto.”

C’ è un’immensa differenza tra il vedere la Cappella Sistina su un libro e dal vivo, ritrovandosi circondato da quella meraviglia.

 Dr: “Se ti chiedessi sulle donne, probabilmente mi faresti un compendio delle tue

preferenze …  Ma non sai dirmi che cosa si prova a risvegliarsi accanto a una donna e sentirsi veramente felici.

E dopo queste riflessioni si arriva alla più significativa e drammatica per lo psicologo, che ha da poco perso la moglie a causa di un cancro ed è incapace di rifarsi una vita perché distrutto dal dolore.

Dr: “Se ti chiedessi sull’amore probabilmente mi diresti un sonetto, ma guardando una donna non sei mai stato del tutto vulnerabile, non ne conosci una che ti risollevi con gli occhi, sentendo che Dio ha mandato un angelo sulla terra solo per te, per salvarti dagli abissi dell’inferno. Non sai cosa si prova ad essere il suo angelo, avere tanto amore per lei, vicino a lei, per sempre, in ogni circostanza. Incluso il cancro. Non sai cosa si prova a dormire su una sedia di ospedale per due mesi tenendole la

mano, perché i dottori vedano nei tuoi occhi che il termine orario delle le visite non si applica a te.

Non sai cosa è la vera perdita. Perché questa si verifica solo quando ami una cosa più di quanto ami te stesso.

Dubito che tu abbia osato amare qualcuno a tal punto.”

Si comprende benissimo quanto sia insistente e persuasivo Robin Williams in questo ruolo, che gli è valso un Oscar come migliore attore non protagonista nel 1998. Egli affianca Matt Damon (Will), la cui espressione si fa sempre più cupa, meditativa e preoccupata, perché qualcuno gli sta dicendo la verità. E per un bulletto di strada

sbandato, timido e insicuro, ma dal genio immenso, non è cosa da poco.

Perché non è facile rivelarsi. Al contrario, nascondersi dietro la propria cultura e pavoneggiarsi, ritenendosi esperto del mondo per questo, è senz’altro più semplice.

Dr: “Sei orfano, giusto? Credi che io riesca a inquadrare quanto sia stata difficile la tua vita, cosa provi, chi sei, perché ho letto Oliver Twist..?

Personalmente me ne strafrego di tutto questo perché sai una cosa? Non c’è niente che possa imparare da te che non legga in qualche libro del ca**o. A meno che tu non voglia parlare di te. Di chi sei. Allora la cosa mi affascina. Ci sto. Ma tu non vuoi farlo, vero campione? Sei terrorizzato da quello che diresti.”

Il monologo vede la performance di un grande attore, intenso e profondo, incalzante nelle pause e negli sguardi persi verso il quieto laghetto con i cigni del parco di Boston. Questa lezione di vita vede la metamorfosi di un Will sbruffone e falsamente sicuro di sé a un ragazzo capace di ammettere le proprie debolezze e di riconoscere che l’esperienza fatta sui libri non ha paragone con la vita reale. Solo con

l’esperienza le emozioni acquistano significato e si può ammettere di conoscere l’arte, le donne e l’amore. Tutto ciò viene reso attraverso una costruzione perfetta del discorso, fatta non solo di argomentazioni calzanti e vicine all’esperienza dell’interlocutore, ma anche di pause, di sorrisi amari e dei silenzi di chi ascolta, senza riuscire a proferire alcuna parola.

 

Etiopi Giulia, Mancani Ginevra III C