La storia e l’evoluzione del genere umano sono strettamente connesse con la storia delle malattie infettive. Purtroppo, nel corso della storia alcune epidemie sono state particolarmente devastanti ed hanno rivelato alcuni aspetti della natura e della mente umana che non erano emersi prima.

Già nella Bibbia, si trovano riportate le notizie sulle prime epidemie della storia, che hanno interessato il popolo degli Egizi nel XIV sec. a.C.

Al V sec a.C. risale la prima descrizione della peste dello storico greco Tucidide, il quale descrive il tramonto economico e sociale di Atene, che, fino ad allora, era stata la più potente città del bacino mediterraneo.

Terribile fu anche la peste testimoniata dallo storico bizantino Procopio, che, nel 542 a.C., colpì l'imperatore Giustiniano.

Tuttavia, nel XIV sec. l’Europa fu interessata a più riprese da quella che può sicuramente essere definita come la più estesa e terrificante epidemia di peste, che causò la morte del 30-50% dell'intera popolazione europea. L’Italia ne conobbe gli effetti peggiori e testimonianza ne sono i versi di Petrarca dedicati alla scomparsa dell'amata Laura. La peste nera, che fa da cornice anche al Decameron, spinse i dieci giovani fiorentini, narratori delle cento novelle della raccolta, a rifugiarsi nelle campagne di Firenze.

Nel Seicento, si verificò un’altra grave pestilenza in Europa, che colpì Milano nel 1630 e di cui abbiamo la più celebre testimonianza manzoniana nei Promessi sposi e nel saggio storico Storia della colonna infame, in cui si narra del processo intentato a Milano contro i presunti untori, accusati ingiustamente di diffondere la peste attraverso sostanze misteriose, che decretò la condanna capitale degli innocenti Guglielmo Piazza, commissario di sanità, e Gian Giacomo Mora, barbiere, giustiziati con il supplizio della ruota, dopo la distruzione della casa-bottega di quest'ultimo, sulle cui macerie fu costruita la colonna infame. Prima di Manzoni, dell’episodio terribile scrisse anche l’illuminista Pietro Verri nelle Osservazioni sulla tortura, in cui ricostruì il processo agli untori, denunciando l’assurda ed ingiustificata crudeltà di un potere pubblico che, in nome di superstiziosi pregiudizi, rovescia la verità contro gli innocenti.

Drammatica fu anche, nel primo Novecento, dopo la Prima guerra mondiale, l’influenza spagnola, che uccise oltre 21 milioni di persone solo in Europa.

Nei decenni successivi, dopo la Seconda guerra mondiale, si verificarono alcune delle epidemie di influenza più importanti della storia. Nel 1957, quella a colpire fu l’asiatica e nel 1968 la Hongkong, ma si trattò di forme decisamente meno gravi, soprattutto grazie ai progressi nella Medicina.

Rispetto al passato, è sicuramente migliorato il controllo dei focolai epidemici nel mondo e, negli ultimi decenni, il progresso medico ha portato ad identificare più di trenta nuovi agenti responsabili di malattie, tra cui anche il virus HIV, responsabile della Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).

Nonostante i progressi della Medicina, è presente ancora oggi il pericolo di epidemie, che, pur, in genere, non così devastanti come quelle dei tempi passati, sono capaci di provocare ugualmente moltissime vittime ed evocare paura negli uomini.

È stato questo il caso, verificatosi all’inizio del nuovo millennio, della grave epidemia di influenza, poi riconosciuta come Sindrome respiratoria acuta grave (SARS), che, partendo dalla Cina, si è diffusa in molti paesi del Sud-Est asiatico e in Occidente.

Nonostante il progresso scientifico e gli insegnamenti ottenuti dalle epidemie del passato, oggi dobbiamo fronteggiare una nuova epidemia, da poco dichiarata pandemia: il COVID-19, il nuovo COronaVIrusDisease 2019, anche detto malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2. La malattia è stata per la prima volta identificata all’inizio del 2020 dalle autorità sanitarie della città di Wuhan, capitale della provincia di Hubei, in Cina. Il virus si è poi diffuso velocemente, accompagnato da una paura irrazionale che ha determinato, talvolta, atteggiamenti xenofobi nei confronti delle persone di origine asiatica. Anche in Italia si sono riscontrati alcuni terribili episodi di discriminazione ed anche di violenza nei confronti di persone dai tratti asiatici, anche se, in realtà, si è trattato spesso di persone che non si muovevano dall’Italia da anni e che, quindi, non potevano essere portatrici del virus. Dopo poco più di un mese, l’epidemia è arrivata anche in Italia e, ben presto, gli stessi atteggiamenti discriminatori sono stati rivolti anche agli italiani. Questo, però, non per molto, poiché l’epidemia è evoluta in poco tempo in pandemia e, da quel momento in poi, non si è più trattato di una problematica riguardante solo alcune nazioni.

Di fronte all’incapacità di comprendere catastrofi del genere, l’uomo rivela alcuni aspetti nascosti del proprio essere. Costretto all’isolamento della quarantena, egli vive una particolare solitudine, diversa da quella “tradizionale”, poiché si tratta di una solitudine “collettiva”, essendo consapevole del fatto che non è il solo ad essere stato obbligato a fermare la propria vita: si è soli, ma, allo stesso tempo, si è insieme agli altri. D’altra parte, grazie alle avanzate tecnologie del nostro tempo, abbiamo a nostra disposizione mezzi che ci permettono di rimanere sempre in contatto con gli altri, cosa che non avveniva in passato, quando si era costretti a rimanere in casa, senza sapere dove fossero o come stessero i propri amici e parenti. Inoltre, proprio dal terribile clima generato dall’epidemia, sono nate iniziative online per mantenersi in contatto, darsi conforto reciproco ed esprimere solidarietà, ma anche per rendere produttivi questi giorni da passare in casa, intraprendendo nuovi hobby, leggendo, suonando uno strumento, riordinando casa o dedicandosi a ciò che si sarebbe sempre voluto fare, cercando di usare il proprio tempo utilmente. Dovremmo prendere tutti esempio da Sir Isaac Newton, il quale, costretto a dover rimanere nella sua casa in campagna dopo la chiusura del College di Cambridge, a causa della peste, che, nella seconda metà del Seicento, si stava diffondendo nella zona partendo da Londra, approfittò di questa interruzione per proseguire gli studi per conto suo, scoprendo, così, a soli 22 anni, le Identità di Newton ed il Metodo di Newton, ed iniziando a sviluppare la serie armonica tramite i logaritmi ed il calcolo infinitesimale. Dunque, in situazioni così terribili, si dovrebbe cercare di utilizzare bene il proprio tempo e di condividerlo, anche se non direttamente, con le persone care.

Tuttavia, oltre a questa ricerca di Humanitas di alcune persone, c’è anche il pensiero dell’Homo homini lupus che governa la mente di altre. Ne sono esempi gli episodi di razzismo nei confronti di individui originari dei Paesi colpiti per primi dal virus, perpetuati da persone ignoranti, non informate sul piano scientifico, che non sanno che il virus non fa assolutamente differenze tra etnie diverse; persone aggressive ed egoiste, che, prese da una paura irrazionale, hanno impulsivamente reagito nel peggiore dei modi per sentirsi, in qualche modo, meno minacciate dal pericolo. Queste persone, di fronte all’impotenza rispetto all’epidemia, hanno sentito il bisogno di trovare un capro espiatorio, qualcuno che fosse stato causa di questa terribile calamità, proprio come, durante la peste del Seicento, il potere pubblico aveva condannato i presunti “untori”, guidato da paure e superstizioni, senza alcun fondamento scientifico.

Purtroppo, essendo il COVID-19 più pericoloso per i soggetti anziani o con malattie pregresse, in fretta si è iniziata a diffondere tra i più giovani l’idea che loro stessi fossero “immuni” agli effetti del virus e, quindi, hanno continuato a vivere le loro vite senza preoccuparsi del contagio. Si è diffuso un modo di pensare altamente egoistico fra i giovani, tra i quali si è propagata una forte indifferenza nei confronti dei malati, convinti del fatto di essere intoccabili da questa terribile malattia, anche se, in realtà, pur con possibilità minori, potrebbero comunque avere conseguenze gravi.

Un altro risvolto negativo del virus in termini di comportamenti dettati dalla paura, è stato quello della corsa ingiustificata agli acquisti: non appena si è diffusa l’ipotesi di una possibile quarantena, la maggior parte delle persone è corsa a svuotare i supermercati, spinti dalla paura irrazionale di rimanere senza cibo, dando libero sfogo all’angoscia accumulata a causa del virus. Ancora più preoccupante è, in particolare in alcuni Paesi, come in America, la corsa alle armi. Infatti, in molti, sempre spinti dalla paura, si sono subito procurati delle armi, probabilmente per cercare di sentirsi più al sicuro, per placare la forte angoscia di questa terribile situazione, agendo in un modo così irrazionale, che potrebbe avere gravi conseguenze ed incrementare i pericoli per il resto della società.

L'uomo di fronte alle epidemie della storia, purtroppo, non ha sempre reagito in modo positivo, facendosi trasportare spesso dalla paura e dalla necessità di trovare un senso o una causa per ciò che accade, agendo in modo egoistico ed aggressivo. Fortunatamente, però, queste calamità non sono state sempre affrontate da tutti irrazionalmente, poiché in molti hanno deciso, invece, di dedicarsi ad azioni altruistiche e ad attività alternative a quelle tradizionali e alla ricerca di qualcosa di positivo in una situazione così terribile ed angosciante.

 

Febe Pappafico, IV C LSA