Le barriere di espansione tra Ceuta Melilla e Marocco

Una piccola introduzione

Le barriere di Ceuta e Melilla (lunga 8 km quella di Ceuta e 12 km quella di Melilla) sono due distinte barriere fisiche di separazione tra il Marocco e le città autonome spagnole di Ceuta e Melilla (le due città distano fra loro in linea d'aria 225 km). Ceuta si trova sulla punta settentrionale del Marocco, affacciata sullo stretto di Gibilterra; mentre Melilla si trova nel nord-est del Marocco, lungo la costa mediterranea, poco più a nord di Nador. La loro ragione d’essere è quella di ostacolare o impedire l'immigrazione illegale e il contrabbando africani; infatti a partire dagli anni ’90 si sono visti moltissimi migranti provenienti dai territori subsahariani tentare di passare il confine per raggiungere l’Europa proprio attraverso Ceuta e Melilla. Si tratta di una delle frontiere più militarizzate del mondo.

I due sbarramenti furono progettati e costruiti dalla Spagna alla fine degli anni '90 e la divisione è costituita da barriere coronate da filo spinato. Per realizzare il progetto l’allora Comunità Europea ha stanziato 30 milioni di euro. Sono state erette due barriere parallele di 3 metri di altezza, con posti di vigilanza alternati e camminamenti per il passaggio dei veicoli adibiti alla sorveglianza. Tale barriera è dotata inoltre di sensori elettronici acustici e visivi, di un sistema di videocamere di vigilanza e di strumenti per la visione notturna. Come se non bastasse l’agenzia europea Frontex, specificamente costituita per fronteggiare il flusso dei migranti verso l’Europa, ha dato il consenso di alzare la barriera fino a 6 metri di altezza.

Il Marocco si era opposto alla costruzione della barriera, visto che considera Ceuta parte del proprio territorio, ingiustamente occupato dalla Spagna; motivo per il quale nel 1975 ha richiesto che questo territorio venisse riconosciuto come parte integrante del Marocco. Quelli che si dichiarano contrari alla barriera sostengono che la sua esistenza ha provocato la morte di almeno 4.000 persone, annegate nel tentativo di attraversare lo Stretto di Gibilterra per entrare illegalmente in Spagna. Per capire un po’ meglio il contesto storico, andiamolo ora ad analizzare.

Un po’ di storia

I Fenici installarono una colonia commerciale a Melilla e i Greci a Ceuta. Entrambe le città possedevano un porto e questo fu motivo di invasione da parte dei Romani, che si insediarono lì durante le guerre puniche. Alla caduta dell’impero romano i Vandali di Genserico presero il loro posto, fino a passare sotto l’influenza dei Visigoti. All’invasione visigota seguì l’occupazione araba.  Fu per questo che Melilla durante i successivi secoli passò da un califfato all’altro, fino a quando nel 1497 essa viene occupata dalle truppe spagnole del duca di Medina Sidonia. Similmente accadde per Ceuta, che decise di allearsi alla Spagna nel momento in cui questa perse il Portogallo nel 1640.

Da quel momento in poi gli spagnoli non riuscirono più ad andare oltre nella conquista del Marocco, restando in possesso soltanto di queste due città. I sovrani spagnoli del tempo della conquista di queste due città si erano proposti di invadere l’intero Marocco nel corso delle generazioni successive. Ovviamente nessuno dei sovrani marocchini accettò e ritenne legittima l’occupazione spagnola di queste due città.

Nei secoli successivi non mancarono i continui assedi da parte delle tribù africane vicine, per cui queste due roccaforti spagnole vennero trasformate in veri e propri presidi militari, dove il regno di Spagna inviava anche i suoi carcerati e i suoi oppositori politici. La Spagna resistette a lungo ai continui attacchi, persino a quello del 1956, quando il Marocco ottenne l’indipendenza dalla Francia e quindi rivendicò i suoi diritti territoriali anche su Ceuta e Melilla. In Spagna infatti, ancora sotto la dittatura falangista di Franco, la maggior parte delle formazioni politiche erano a favore del mantenimento dello status quo, ossia per la continuazione dell’occupazione delle due città. 

Nel 1995 i due presidi diventano formalmente territori autonomi, anche se nel 2002 ci fu l’intervento delle forze armate spagnole per difendere queste due entità dalle mire delle forze dell’ordine marocchine. Durante questo intervento la Spagna si impossessò dell’isola di Leila, facendo chiaramente capire che la Spagna non era pronta a lasciarsi sfuggire quei due territori che erano stati suoi per lungo tempo. Purtroppo non si era tenuto conto del fatto che anche in quelle due città ormai la popolazione era in maggioranza marocchina.

Nel settembre 2005, si registrò un tentativo massiccio di migrazione verso l'Europa, che causò la morte di molti migranti sotto i colpi di arma da fuoco della polizia marocchina. Da allora, si sono ripetuti tentativi più o meno riusciti di scavalcamento in gruppo con ripetuti episodi anche mortali di violenza sia da parte dei migranti che contro di essi.

Un po’ di dati

Nel 2008 circa il 34% della popolazione che stava nascendo a Melilla aveva una madre musulmana. Oltre tutto va considerato che il tasso di fecondità era discretamente alto, pari a circa 4,5 figli per donna. In questo modo si determinò una maggioranza di musulmani, circa 37.000 su 74.000 abitanti totali di Melilla. Per quanto riguarda Ceuta il numero di persone musulmane era di circa il 41% su 80.000 abitanti.                                                                                                                                                                                                         

Una possibile emergenza

Dopo un rapporto segreto svolto nel 2005 da parte del CNI (Centro Internazionale di Intelligence), il quale dichiarava che nel 2020 ci sarebbe stata una schiacciante maggioranza marocchina, si sono disposti dei piani di emergenza per rimpatriare in Spagna 70.000 persone in caso di “attacco marocchino”. Nonostante questa maggioranza, il rapporto rivela anche che solo il 10% dei residenti musulmani saranno dalla parte del Marocco, mentre un 40% dalla parte della Spagna. Insomma, una situazione complessa e ancora in evoluzione.

Damiano Paolucci  III A LSO