Il muro tra la Corea del Nord e la Corea del Sud

La divisione della Corea in Corea del Nord e Corea del Sud avvenne nel 1945 come conseguenza della sconfitta del Giappone nella Seconda guerra mondiale, che portò sì alla fine del dominio giapponese sulla Corea durato trentacinque anni, ma anche alla divisione della penisola coreana in due zone d’influenza: a nord sotto l’URSS e a sud sotto gli USA. Infatti mediante un accordo, avversato da quasi tutti i coreani, gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica avevano occupato l'area e poi se l’erano spartita. La proposta emersa in quei primi anni di Guerra fredda era quella di stabilire un governo provvisorio di Corea che gradualmente sarebbe dovuto divenire "libero e indipendente". Sebbene le elezioni fossero state programmate, le due superpotenze però supportarono i rispettivi capi della loro area d’occupazione e così al posto di una Corea riunificata si arrivò alla creazione di due Stati separati, ognuno dei quali reclamava la sovranità sull'intera penisola.

Nel 1948 tale divisione portò alla nascita ufficiale di due nazioni separate con sistemi politici, economici e sociali contrapposti. In seguito le tensioni tra i due Stati aumentarono a tal punto che nel 1950 la Corea del Nord invase quella del Sud, dando così inizio alla Guerra di Corea. Si arrivò all’armistizio solo tre anni dopo, quando il 27 luglio del 1953 tra le due Coree fu tracciata una linea di demarcazione lungo il 38º parallelo, mettendo da parte definitivamente il sogno di una possibile riunificazione.  La guerra di Corea (1950-1953) separò la Corea del Nord da quella del Sud con la “zona demilitarizzata coreana” e questa situazione contribuì al prolungarsi degli attriti tra i due Stati, i quali rimasero tecnicamente in conflitto durante tutto il periodo della guerra fredda e ancora oggi le loro relazioni continuano a essere molto tese.  

La Corea del Nord è uno Stato socialista, spesso descritto come stalinista e isolazionista. La sua economia crebbe inizialmente in modo evidente grazie a una serie di riforme di tipo socialista, che la portarono a essere il Paese asiatico più industrializzato dopo il Giappone; ma la sua crescita collassò negli anni Novanta. La Corea del Sud, invece, fu inizialmente governata da vari governi filo-occidentali e anche militari e la sua economia, fino al 1975, era meno avanzata di quella della Corea del Nord; ma dopo il crollo dell'Unione Sovietica e dell’intero blocco comunista, essa divenne uno dei Paesi economicamente più avanzati del mondo. A partire dagli anni Novanta, grazie alla politica dell'amministrazione sudcoreana, sempre più di stampo liberale, così come a seguito della morte di Kim Il-sung (prima leader e poi capo politico della Repubblica Popolare Democratica di Corea, cioè della Corea del Nord dal 1948 alla sua morte, avvenuta nel 1994), i due Stati fecero piccoli, ma importanti passi verso una possibile riunificazione.

Il confine tra Nord e Sud Corea è caratterizzato da una zona demilitarizzata lunga 248 Km e larga 4 Km, realizzata nel 1953 a seguito dell’armistizio siglato dopo la Guerra di Corea.  A pochi chilometri da Seul, la capitale della Corea del Sud, nella Joint Security Area si trova Panmunjeom, un villaggio inesistente completamente fortificato e circondato da campi minati e trincee pronte all’uso, unico punto di contatto nel confine tra Nord e Sud Corea. 

Il viaggio di 62 km verso il confine tra Nord e Sud Corea è uno spettacolo in sé, la Freedom Road a dodici corsie diventa vuota man mano che ti avvicini al confine, poiché il suo scopo principale è quello di far arrivare i carri armati il più velocemente possibile in caso di guerra. Per respingere una possibile invasione entrambi i lati dell’autostrada sono coperti di filo spinato e costellati di posti di osservazione ogni poche centinaia di metri. Le colline vicine ospitano postazioni di mitragliatrici, la striscia mediana ha gruppi di sacchi di sabbia per la difesa e alcuni ponti sopra l’autostrada hanno enormi blocchi di cemento che possono essere fatti saltare per bloccare la strada.

Nella “casa della libertà” fu firmata la tregua che pose fine alle ostilità tra i due Paesi, tregua che resiste ancora oggi, dato che la pace non fu mai accettata e dopo oltre cinquant’anni le due parti sono ancora ufficialmente in guerra. Lungo la zona demilitarizzata, la regione più pesantemente armata del mondo, sono schierati più di un milione di militari coadiuvati da mine, filo spinato e carri armati. Un chilometro a est del villaggio di Panmunjeom, ormai senza più civili, c’è la Joint Security Area, una zona di terra quasi circolare, controllata congiuntamente dal Sud e dal Nord dove occasionalmente le due parti si incontrano.

“In front of them all” questo il motto dei soldati coreani del sud che immobili, nella tipica posizione del Taekwondo guardano con aria di sfida i loro fratelli del nord. Panmunjeom è uno dei posti più pericolosi al mondo ed è l’unico posto dove i turisti rischiano consapevolmente di essere uccisi perché appena si entra nella Joint Security Area si è sottoposti ad un breve briefing da parte dei marines americani che spiegano cosa fare, come comportarsi e come vestirsi quando si andrà a visitare Panmunjeom. Alla fine del briefing, per completare la consapevolezza del rischio latente, un altro soldato ti dà in mano una bella lettera con la quale accetti la responsabilità per “danni o morte causati come diretto risultato di azioni nemiche”.

Una delle principali attrazioni di Panmunjom è la visita all’edificio blu in cui i funzionari delle due parti si incontrano occasionalmente. Un tavolo da conferenza rivestito in velluto verde viene posizionato direttamente sopra la linea di confine e il cavo del microfono che corre lungo il centro del tavolo è ufficialmente riconosciuto come confine internazionale. Quando i turisti vengono introdotti nell’edificio, quattro soldati degli Stati Uniti si fermano alle due estremità dell’edificio a guardia degli escursionisti, mentre i soldati nordcoreani si aggirano verso le finestre e guardano attraverso il vetro. I turisti sono avvisati di non entrare in contatto con gli occhi o fare gesti di alcun tipo che potrebbero indispettire le guardie nordcoreane. Inoltre occorre seguire un rigoroso codice di abbigliamento: non sono ammessi blue jeans, pantaloncini o altri vestiti provocanti.

Martina Marcelli e Francesca D’Angeli III A LSO