le tensioni socio-politiche-religiose dell'Irlanda del XX secolo

Oggi l’Irlanda del Nord è una nazione facente parte (insieme all’Inghilterra, alla Scozia e al Galles) del Regno Unito; ma per arrivare ad essere la Nazione pacifica che è adesso ha dovuto attraversare un lungo e sanguinoso travaglio, le cui cicatrici sono ancora evidenti nei rapporti tra gli abitanti di religioni ed etnie diverse e ben visibili nel territorio della Regione sotto forma di barriere architettoniche: le Peace Lines. 

Le “Peace Lines” sono una serie di barriere di separazione fatte di metallo, cemento e reticolati di filo spinato, dotate di cancelli sorvegliati dalla polizia giorno e notte Esse sono situate in Irlanda del Nord, in particolare nella città di Belfast e di Derry. Questi separano le zone in cui risiedono i cattolici nordirlandesi da quelle in cui risiedono i protestanti nordirlandesi-britannici. I primi tratti di muro furono costruiti nel 1969 in seguito allo scoppio dei cosiddetti “Troubles”, la fase più recente del conflitto nordirlandese, conflitto che vide scontrarsi "Unionisti" (nordirlandesi filo-britannici che considerano come loro madrepatria la Gran Bretagna) e "Nazionalisti" (nordirlandesi cattolici  che a partire dal 1922 si sono sempre sentiti discriminati dall’Amministrazione britannica nordirlandese e aspiravano a riunirsi alla Repubblica d’Irlanda)  in una guerra di basso profilo con la partecipazione di sostenitori statali (Regno Unito e Repubblica d’Irlanda) e non statali, come le milizie paramilitari sia nazionaliste-repubblicane (IRA, Irish Republican Army) che unioniste (UVF, Ulster Volonteer Force).  

Questo conflitto scoppiò a causa delle continue persecuzioni e discriminazioni dei protestanti nei confronti dei cattolici che abitavano i territori nordirlandesi rimasti alla Gran Bretagna alla fine della Guerra anglo-irlandese, che nel 1922 aveva portato all’indipendenza e alla nascita della Repubblica d’Irlanda. Data questa situazione di discriminazione, nel 1966 l’avvocato cattolico Kevin Agnew fondò la NICRA (Nothern Ireland Civil Rights Association) e due anni dopo lui e gli altri aderenti debuttarono con una marcia nonviolenta nella contea di Tyrone. Quest'associazione era vista molto male dalle autorità e dalla popolazione protestanti che abitavano quei luoghi; infatti spesso essa subiva attacchi da una squadra paramilitare composta solo da cittadini protestanti che affiancavano la polizia nordirlandese. 

 Dopo alcuni scontri particolarmente violenti, nel quartiere cattolico della città di Derry fu posizionato un masso con su scritto: “You are now entering Free Derry”, cioè “State entrando nella Derry libera”. Nella notte del 14 agosto gli scontri si estesero a Belfast, dove alcuni gruppi di estremisti protestanti, in alcuni casi con l'aiuto, o quantomeno il tacito assenso, della RUC (Royal Ulster Constabulary, l’organizzazione che rappresentava il corpo di polizia federale della britannica Irlanda del Nord) misero a ferro e fuoco le vie abitate dai cattolici.  I cittadini cattolici furono costretti a fuggire dalle proprie case. Il giorno dopo il governo britannico decise di inviare un folto contingente di truppe per ristabilire l'ordine e per proteggere i suoi sudditi cattolici. Il 30 gennaio 1972, giorno che rimarrà famoso come “Bloody Sunday”, durante una marcia per i diritti civili a Derry, i paracadutisti dell'esercito britannico spararono sulla folla uccidendo 14 manifestanti e ferendone molti altri, causando così un ininterrotto afflusso di reclute. La situazione nella provincia sembrava ormai fuori controllo e nel marzo di quell'anno il governo britannico decise di sospendere il parlamento nordirlandese assumendo il controllo diretto dell'Irlanda del Nord. 

Mentre la violenza continuava nelle strade dell'Irlanda del Nord, il governo britannico dal 1º marzo 1976 abolì lo status di "prigioniero politico", provocando un peggioramento delle condizioni in cui versavano i prigionieri cattolici paramilitari. L'IRA (l’organizzazione militare dei nordirlandesi cattolici su base volontaria che combatteva per l’indipendenza dell’Irlanda del Nord) decise di contrastare violentemente questa strategia, uccidendo, fuori dal carcere, diverse guardie carcerarie. All'interno del carcere, i detenuti repubblicani si rifiutavano di indossare l'uniforme carceraria e rimanevano nudi in cella con addosso solamente una coperta (da qui il nome “blanket protest”); nonostante questo il primo ministro Margaret Thatcher rimase inamovibile. 

A questo punto molti tra i detenuti iniziarono a digiunare (arrivando anche fino a 53 giorni), ma neanche questa forma di protesta riuscì a migliorare il duro regolamento carcerario a loro riservato. Gli anni tra il 1988 e il 1993 furono tra i più violenti dell'intera guerra, poiché ai continui attacchi, sempre più spietati da parte dell’IRA, l’Esercito britannico rispondeva con ferocia e brutalità, impiegando persino le forze speciali e l’intelligence le quali, grazie alle numerose imboscate, decimarono i militanti repubblicani-nazionalisti.  Si arriva così al 31 agosto 1994, quando l'IRA annunciò la "completa cessazione delle operazioni militari" e si scisse in due diversi partiti, la “Real IRA” e la “Old IRA”. Da allora, nonostante alcuni momenti di tensione e alcuni gravi incidenti, la Regione si è incamminata sulla strada della pace.

Il passo decisivo che dimostrò la vera propensione alla pace da parte delle cellule paramilitari di entrambe le parti fu il Good Friday Agreement. Era Venerdì Santo quando fu firmato quest’accordo. Esso rappresentava il primo atto ufficiale e condiviso per la pace in Irlanda del Nord e la fine della lotta armata tra le fazioni nemiche (unionisti e repubblicani). L’accordo del Venerdì Santo fu sottoscritto il 10 aprile del 1998 a Belfast e rappresentò una vera e propria boccata d’aria per l’Irlanda. Dopo sette anni dal Good Friday Agreement, il 28 luglio 2005 la più grande organizzazione paramilitare del nord Irlanda, ovvero l’IRA, rilasciò un comunicato, con il quale chiedeva a tutte le cellule attive, di mettere fine alla lotta armata. Vent’anni dopo il Good Friday Agreement la situazione è nettamente migliorata. Le poche cellule dissidenti ancora attive nel Paese fortunatamente sono rimaste completamente isolate. L’accordo di pace del venerdì santo ha segnato una pagina di speranza in mezzo ad anni bui di morte e sofferenza.

Il travaglio di questa Regione continua tutt’oggi, a causa dei problemi politici ed economici legati all’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea. Nonostante la regolamentazione dei rapporti commerciali e di libero scambio tra Repubblica d’Irlanda e Irlanda del Nord sia stata la questione più controversa del negoziato tra Londra e Bruxelles, sembra si sia riusciti a trovare una soluzione: le attuali disposizioni sostituiscono la cosiddetta clausola del backstop (la quale mirava a prevenire un confine rigido e a mantenere l'Irlanda del Nord in molti ambiti nel mercato unico europeo), più volte rifiutata dal Parlamento britannico. Queste nuove disposizioni hanno lo scopo di garantire il duplice obiettivo di preservare la pace sull’isola irlandese, mantenendo aperto il confine tra Irlanda del Nord e Irlanda, e proteggere l’integrità del mercato unico europeo. L’accordo prevede che l’Irlanda del Nord rimanga parte del territorio doganale del Regno Unito, ma rispettando gran parte degli obblighi relativi all’unione doganale Ue. Quando le merci provenienti dalla Gran Bretagna entreranno nel territorio nordirlandese, verranno effettuati controlli e pagati i relativi dazi. Le aziende potranno poi ottenere eventuali rimborsi sulle merci, le quali godranno di minori dazi di importazione in base ai futuri accordi commerciali stipulati dal Regno Unito. L’accordo prevede inoltre che l’assemblea legislativa nordirlandese potrà periodicamente confermare o meno l’adesione a questi accordi, conferendo loro degli effetti meno vincolanti.

Anche quest’ultima controversa vicenda legata alla Brexit testimonia quanto l’Irlanda del Nord sia una Regione instabile e controversa, in un costante equilibrio precario. Diversi sono gli scenari ancora aperti, infatti nelle ultime elezioni di febbraio le forze unioniste hanno ottenuto un ottimo riscontro, quindi non è da precludere un possibile scenario che vede l’unificazione delle due Irlande a seguito del possibile referendum che si pensa di indire nel 2025.

 

Lorenzo Gentili  III A LSO