Filosofia, scienza e tecnica

“La scienza è una delle massime conquiste (la massima si può sostenere) della mente umana” scrive J. Gribbin in L’avventura della scienza moderna. Nel mondo di oggi la scienza è fondamentale, ha cambiato radicalmente la nostra esistenza e ha reso possibile lo sviluppo umano. È innegabile, infatti, che proprio la scienza abbia permesso l’evoluzione: lo studio della realtà e la conoscenza di ciò che ci circonda hanno reso possibile all’uomo di comprendere e poter modificare il mondo intorno a sé.

Già nel I secolo a.C. Lucrezio, nel suo De rerum natura, afferma il potere della scienza: l’uomo poteva essere davvero felice e liberarsi da paure inutili, come quella della morte o degli dei, solo grazie alla conoscenza. L’uomo prima era “schiacciato da una pesante religione”, che lo portava a temere gli dei e vivere nell’angoscia ma, grazie alla ragione, Lucrezio “a noi vittorioso ritorna” riportando agli uomini la conoscenza, con la quale possono vincere le paure.

Prima di Lucrezio, la scienza ebbe origine in Grecia grazie alla filosofia. Da sempre, infatti, l’uomo tenta di dare risposte alle domande esistenziali e sente la necessità di conoscere ciò che lo circonda. Proprio così nacque la filosofia, l’amore per il sapere, da un bisogno dell’uomo. I primi filosofi cercarono di spiegare da dove viene l’uomo e com’è nato l’universo, tentando di trovare quell’elemento da cui tutto ebbe origine.

I filosofi successivi posero sempre grande attenzione alla conoscenza scientifica.

Democrito anticipò principi scientifici validi ancora oggi, come l’esistenza del vuoto e la presenza di atomi che costituiscono la realtà. Poi Aristotele, che fu il primo ad accennare al metodo scientifico secondo cui è l’osservazione diretta della natura che

permette una reale comprensione dei fenomeni. Da questo momento in poi, la scienza ebbe uno sviluppo sempre maggiore, separandosi nel corso del tempo dalla filosofia.

Interessante la riflessione di J. Rifkin in Economia all’idrogeno, in cui sostiene che nel corso della storia lo sviluppo scientifico avvenne in quelle “situazioni di incertezza di fronte a due modi profondamente diversi di interpretare la realtà”. È nell’incertezza che nasce la curiosità dell’uomo, la sua voglia di spingersi oltre i limiti con la sua ragione e conoscere. L’uomo iniziò così a mettere in discussione i dogmi e quelle conoscenze che per tradizione erano prese per vere. Ad esempio, fu così abbattuto il sistema aristotelico-tolemaico, affermando la centralità del sole e si iniziarono a teorizzare quei principi scientifici ancora oggi alla base della fisica e della matematica. Per secoli, però, la scienza restò separata dalla tecnologia, rimase chiusa nelle università e fu alla portata solo di pochi studiosi. La tecnica non acquistò valore finché l’uomo non si rese conto che la scienza non bastava, che la conoscenza teorica è alimento per la mente, ma non permette all’uomo di migliorare la propria esistenza.

Giordano Bruno, filosofo della seconda metà del ‘500, sosteneva l’importanza della conoscenza, da lui considerata infinita e riteneva che l’uomo dovesse sempre desiderarla e ricercarla. Secondo lui, però, la peculiarità dell’uomo sta nell’uso delle mani. L’uomo, infatti, non può solo pensare razionalmente, ma può anche modificare la realtà, è l’unico essere che può adattare e migliorare a suo favore il mondo intorno a sé. L’uomo è un essere straordinario, può spingersi oltre le proprie capacità, ciò che non ha è capace di crearselo da sé grazie alla tecnica e alla scienza unite insieme.

Come Giordano Bruno, anche Francesco Bacone “concepì l’intera scienza come operante in vista del benessere dell’uomo” (Abbagnano, Dizionario di filosofia), serve a produrre ciò che può rendere più semplice la sua vita. La tecnica è uno strumento per la sopravvivenza dell’uomo, secondo il filosofo.

Albert Einstein sosteneva che “vi sono due modi secondo cui la scienza influisce sulla vita dell’uomo”. Il primo è l’applicazione tecnica della scienza. Il secondo “è per sua natura educativo, agendo sullo spirito”. La scienza permette non solo di avere uno sviluppo tecnologico, ma anche uno sviluppo umano. Nella società di oggi forse l’uomo ha dimenticato questa seconda influenza che può avere la scienza, che “per quanto possa apparire meno evidente […] non è meno efficiente della prima”.

Viviamo in una società dove l’uomo non ha tempo di pensare e riflettere. Ciò che interessa è l’utile, quello che può semplificare l’esistenza, “la tecnologia è importante per ciò che consente di fare, non di capire” riporta G.O. Longo in Uomo e tecnologia: “Una simbiosi problematica”. L’uomo di oggi ritiene sviluppo e progresso solo ciò che produce un qualcosa di pratico e di concreto, senza interessarsi al lato “educativo” della scienza. Dalla metà del Novecento, lo sviluppo tecnologico è aumentato enormemente producendo a gran velocità fabbriche, automobili, computer, cellulari e smartphone senza mai arrestarsi. L’uomo ha avviato un processo di sviluppo così rapido da non permettere quasi alla scienza di spiegare teoricamente il funzionamento dei nuovi prodotti, né di poter valutare le conseguenze che possono portare. Numerose industrie e fabbriche sono state costruite senza tener conto

dell’impatto ambientale. L’inquinamento oggi è arrivato a livelli estremi e questo proprio perché l’interesse dell’uomo è volto esclusivamente alla produzione e al guadagno che la tecnica permette, rifiutandosi di comprendere che questo può recare danni al mondo in cui viviamo. La scienza potrebbe impedire tutto ciò e permettere di vivere in un mondo migliore. L’errore dell’uomo sta nel dimenticarsi che lo sviluppo tecnologico dev’essere sempre accompagnato dalla ricerca e dallo studio scientifico, che deve valutare ed esporre anche i rischi e le conseguenze negative di una nuova invenzione. Tecnica e scienza devono muoversi insieme per aiutare lo sviluppo umano, sia da un punto di vista pratico che teorico. La scienza è un mondo meraviglioso e non va mai abbandonata, essa “è fonte di grande soddisfazione […] di appagamento del desiderio di sapere e di un più profondo apprezzamento delle mirabili potenzialità e capacità della mente umana” (J. Gribbin, L’avventura della scienza moderna).

 

Matilde Dondi IV A