Il Tempo: relativamente breve ed istantaneamente infinito

“La maggior parte di mortali (…) si lamenta per la cattiveria della natura, poiché siamo messi al mondo per un esiguo periodo di tempo, perché questi periodi di tempo a noi concessi“ sono così pochi e apparentemente insufficienti da morire nello stesso momento della nascita. Immersi in una modernità sempre più concentrata sul tempo di produzione, focalizzata sull’ utilità economica, l’ individuo necessita di una riflessione profondissima e complessa sulla vita. L’alienazione dovuta alla società del consumismo, dell’usa e getta e dei bilanci induce l’animo umano a chiedersi “perché sono nato?”

La risposta vincente a un’esistenza breve e fugace la troviamo nella concezione relativista di Einstein. Se considerassimo la vita un’unità di tempo, ognuno di noi avrebbe a disposizione esattamente gli stessi attimi di Steve Jobs, di Oscar Wilde, di Michelangelo e di Rossini. Non nascondiamoci davanti all’ evidenza “la vita è lunga abbastanza e ci è stata data con larghezza per la realizzazione delle più grandi imprese”, sta a noi organizzarla e gestirla in maniera ottimale. Per sprecarla meno possibile occorre dividerla.

Abitualmente tendiamo a suddividere il tempo in ore, giorni, mesi e anni ma mai a considerare la sua unità fondamentale: l’istante. L’istante è quel momento in cui il tempo tende a zero e ogni azione, ogni scoperta,  ogni amore è gratuito. Un capitalista apprezzerebbe questa operazione perché abbiamo guadagnato “molto” senza spendere nulla. Per quantificare questo “molto” viene in aiuto la matematica. Il nostro profitto è stato infinito perché infinito è il limite per il tempo che tende a zero di un qualsiasi spostamento, attività e emozione nell’istante.

Allora il tempo lugubre e amaro descritto da Leopardi che già da giovane si vedeva vecchio, che malediceva di essere nato perché sarebbe dovuto morire è lo stesso tempo che Steve Jobs chiamava “illimitato” perché grazie alla malattia si era liberato dei dogmi, delle opinioni  altrui e, con coraggio, aveva imparato a seguire cuore e intuizione.  La relatività, applicata al concetto di tempo,  è subordinata anche all’indole umana e alle inclinazioni emotive dell’individuo. Come sosteneva Fichte, il dogmatico o l’idealista non scelgono la propria filosofia di vita “come una mera suppellettile” ma secondo le proprie attitudini. La morte può essere intesa come una fine crudele di un percorso di sofferenza oppure un inequivocabile ostacolo che aggiunge senso e valore ad ogni singolo istante.

È meglio chiudere in cassaforte il proprio tempo e controllarlo con degli estratti conto o vivere pienamente il presente aspettando che il filo si spezzi?

 

 

Alessia Barzotti V A