L'Australia alle prese con le fiamme

Per l’Australia gli incendi non sono un avvenimento raro, ma quello divampato a partire dal settembre 2019 sarà ricordato come uno dei più catastrofici.

Infatti conta 10,7 milioni di ettari bruciati, ed è secondo solo a quello del 1974: basti immaginare che l’area colpita corrisponde a ⅓ dell’Italia.

Una causa vera e propria per questi eventi non c’è, perché sono dati da una combinazione di diversi fattori. L’uomo, i tralicci della corrente caduti e i fulmini sono considerati i principali responsabili di questi disastri, avendo dato il via ad una catena di incendi. In questo caso però bisogna concentrarsi non su come siano nati, ma sul perché le fiamme si stiano ancora propagando.

La domanda sorge spontanea: non basterebbe solamente gettare dell’acqua ? No, perchè ora l’acqua servirebbe solo da “rallentante”. L’incendio infatti si placherà solo quando terminerà anche il combustibile che, a causa dell’eccessivo caldo, è presente in grande quantità. Il 2019 infatti è stato l’anno più caldo e secco registrato in Australia dal 1900. La temperatura media è aumentata e le piogge sono notevolmente diminuite; per questo le piante tendono a seccarsi rendendo molto semplice il propagarsi dell’incendio. 

Ciò che continua a diffondere le fiamme è il vento, che spinge l’aria generata sulle piante vicine. Incendi molto grandi e intensi infatti sono in grado di crearsi il vento da soli: l’aria calda sale così rapidamente da lasciare un “vuoto”; per riempirlo, accorre altra aria dalle zone circostanti. Il risultato è un “firestorm”, il “vento di fuoco”, con il quale l’incendio si auto-sostiene fino all’esaurimento del combustibile disponibile.

Lo stato più colpito è il Nuovo Galles del Sud, che insieme allo stato di Victoria è il più meridionale del paese. In totale sono andati distrutti oltre 6.000 edifici, decine di migliaia di case sono senza corrente elettrica, gli sfollati sono oltre i 100.000 e 28 i deceduti. L’aria densa di fumo è irrespirabile. Non sono solo le persone ad averne risentito, infatti questi incendi hanno segnato notevolmente la vita di numerosi animali: si stima infatti che circa mezzo miliardo, tra mammiferi, rettili e volatili abbiano perso la vita.

Il continente australiano si trova a fronteggiare un’ulteriore emergenza, l'acqua: le riserve idriche dell'Australia meridionale sarebbero al limite. Stando a quanto riportato da diverse fonti internazionali, le autorità dell’Australia Meridionale, devastata dalla siccità, hanno approvato l’uccisione di 10.000 dromedari perché starebbero mettendo in pericolo la gente del posto a causa della loro disperata ricerca di acqua.  La decisione è stata presa dalle autorità dopo diversi casi registrati negli ultimi giorni di animali che, muovendosi in mandrie aggressive, hanno tentato di attaccare le comunità locali. 

Sono numerosi gli enti benefici che stanno raccogliendo fondi per l’Australia e sono altrettante le persone che stanno contribuendo. Sono molti anche i vigili del fuoco volontari provenienti da altre nazioni per dare il loro aiuto. E’ proprio in queste situazioni che emerge la solidarietà umana.

 

Adriana Grecu, Noemi Cicak III C LSA