HENRY D. THOREAU E IL VIVERE NELLA NATURA

Henry David Thoreau nasce il 12 luglio a Concord, Massachusetts, da una famiglia modesta. Si laurea all'Università di Harvard nel 1837 e insegna per solo due settimane nella scuola di Concord. Grazie a Ralph Waldo Emerson entra in contatto con l’ambiente dei pensatori trascendentalisti. Vicino a tale concezione, il suo riformismo parte dall'individuo, prima che dalla collettività, e difende uno stile di vita in profondo contatto con la natura. 

La morte del fratello John, avvenuta nel 1842, è per lui un grande dolore. La scrittura del libro-diario “Una settimana sui fiumi Concord e Merrimack” (1839) lo aiuta nel suo tentativo di superare la perdita del fratello e di tenerne viva la memoria. È forte il credo nel principio della reincarnazione, il quale percorre tutta l'opera attraverso digressioni sulle filosofie orientali e l'uso simbolico del fiume come elemento di rinascita e continuità. Nel 1845, per sperimentare una vita semplice e come forma di protesta contro il sistema (volontà di svincolarsi dagli obblighi e dalle costrizioni della società, di non lasciarsi contaminare dalle scorie che il lavoro inevitabilmente produce), si stabilisce in una piccola capanna da lui stesso costruita presso il lago di Walden, nei pressi di Concord. Qui può dedicarsi a tempo pieno alla scrittura e all'osservazione della natura. Dopo due anni, nel 1847, lascia il lago di Walden per vivere col suo amico e mentore Ralph Waldo Emerson e la sua famiglia a Concord.

Nel 1846 Thoreau rifiuta di pagare la tassa (poll-tax) che il governo imponeva per finanziare la guerra contro il Messico, da lui giudicata moralmente ingiusta e contraria ai principi di libertà, dignità e uguaglianza degli Stati Uniti. Per questo viene incarcerato per una notte e liberato il giorno successivo quando, nonostante le sue forti proteste, una sua zia paga la tassa per lui. Nel 1849 scrive il saggio Disobbedienza civile. Nel 1854 pubblica Walden ovvero la vita nei boschi, nel quale descrive la sua esperienza di vita sul lago Walden. Muore di tubercolosi nel 1862 a Concord, la sua città natale.

Thoreau non si sposò mai e non ebbe figli, e non ci sono prove che suggeriscano che abbia avuto relazioni fisiche con qualcuno. Egli si sforzò di dipingere sé stesso come un ascetico puritano. Tuttavia, come il poeta suo contemporaneo Walt Whitman, la sua sessualità è stata a lungo oggetto di speculazioni, già da parte dei suoi contemporanei. I critici lo hanno ipotizzato eterosessuale, omosessuale o asessuale. Thoreau fu fortemente influenzato dai riformatori morali del suo tempo, e ciò potrebbe avergli instillato ansia e senso di colpa per il desiderio sessuale.

WALDEN OVVERO LA VITA NEI BOSCHI 

Walden ovvero la vita nei boschi è stato pubblicato per la prima volta nel 1854. In Walden Thoreau racconta del suo esperimento: quello di vivere nei boschi in quasi totale autarchia. Egli, andandosene dalla città, rifiuta la finzione nella quale una società mercantilistica vive, le esigenze, i costumi e propone un’economia volta all’anticonsumismo al fine di ridurre al minimo lo spreco, non solo dei beni materiali, ma anche di ogni giornata (e quindi della vita). Infatti con questo esperimento Thoreau dimostra che l’uomo può vivere anche in condizioni di povertà materiale, traendo maggiore felicità da quel poco che ha e imparando ad apprezzare le piccole cose. Inoltre nel secondo capitolo dichiara apertamente: “Andai nei boschi perché desideravo vivere con saggezza, per affrontare solo i fatti essenziali della vita, e per vedere se non fossi capace di imparare quanto essa aveva da insegnarmi, e per non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto”. 

Thoreau abbandonata la città, si ritira nei boschi presso il lago di Walden (Concord, Massachusetts) e si costruisce una capanna in cui rimane a vivere per circa due anni, tempo durante il quale scrive questo libro. Qui annota tutto, dalla parte economica del suo nuovo modo di vivere, al paesaggio naturale intorno a lui. Durante questi due anni Thoreau vive a pieno ogni sua giornata in completa simbiosi con la natura, diventando parte di essa. L’autore afferma anche che, se avesse potuto, avrebbe eretto una tenda in mezzo al bosco e avrebbe voluto vivere lì, in modo da avere un contatto con la natura ancora più diretto.

Durante le sue giornate, oltre ad andare a pesca e coltivare il suo campo di fagioli, si concentra sui suoni della natura e medita. Non si annoia mai, infatti dice che: “se ci guadagnassimo da vivere e regolassimo la nostra vita in base all’ultima e miglior esperienza fatta, non saremmo mai vittime della noia”. Inoltre, avendo tutti i sensi in pace, visto che viveva in mezzo alla natura, non soffre mai di malinconia troppo profonda. La solitudine non lo caratterizza, infatti si sentiva più facilmente solo quando era immerso nel mondo, fra gli uomini, rispetto a quando si trova in mezzo ai boschi. Thoreau, dopo aver sperimentato per un po’ il suo nuovo stile di vita tra i boschi, afferma che, secondo lui, se tutti gli uomini vivessero come lui, furti e rapine cesserebbero di esistere, poiché essi avvengono nelle comunità in cui molti hanno più del necessario e altri, invece, non hanno abbastanza.

Per quanto riguarda il tema della caccia, Thoreau sostiene che essa sia benefica nei primi anni della gioventù, poiché, attraverso essa, il giovane fa conoscenza con la foresta, inizialmente come cacciatore o pescatore, finché poi, crescendo e iniziando a capire le sue aspirazioni, smetterà di uccidere per capriccio creature che conducono una vita in modo simile al suo. L’autore fece poco uso della carne animale, in più, nel libro afferma che verrà considerato un benefattore della sua razza colui che insegnerà all’uomo a limitarsi a mangiare cibo più sano e puro. Oltre ad essere interessato alla preservazione della selvaggina, egli sostiene anche che sia necessario preservare i boschi; infatti spiega anche che vorrebbe che i contadini, tagliando un bosco, provassero un po’del rispetto e terrore che provavano gli antichi Romani quando andavano a diradare un boschetto consacrato. Essi infatti dopo averlo fatto, facevano offerte espiatorie e pregavano. 

Nel penultimo capitolo del suo libro Thoreau mette in evidenza come sul lago avvengano ogni giorno, in piccola scala, tutti i fenomeni dell’anno e quindi come una giornata sia il riepilogo dell’anno: la notte è l’inverno, la mattina e la sera sono la primavera e l’autunno e il mezzogiorno è l’estate. Sempre nello stesso capitolo scrive: “La nostra vita di paese sarebbe stagnante senza le foreste inesplorate e i prati che lo circondano. Noi abbiamo bisogno del tonico della selvatichezza […]. Siamo avidi di esplorare e imparare tutte le cose e, allo stesso tempo, abbiamo che tutte le cose siano misteriose e inesplorabili, che terra e mare siano infinitamente selvaggi, perché impenetrabili. Non possiamo mai averne abbastanza della natura”.

Nella conclusione del suo libro, Thoreau spiega anche il perché del suo ritiro dai boschi dopo due anni. Scrive che lasciò i boschi perché gli sembrava di avere altre vite da vivere e non aveva più del tempo libero da dedicare a quella nei boschi. Oltre a scrivere ciò, egli lascia anche un resoconto di quello che aveva imparato con l’esperimento: se uno cammina con fiducia nella direzione dei suoi sogni e cerca di vivere la vita che si è immaginato, incontrerà un successo inatteso. Infine, nelle ultime pagine lancia un messaggio di speranza spronando il lettore a vivere la propria vita, per quanto misera sia, perché essa sembrerà più povera quando egli sarà più ricco, oltre al fatto che la ricchezza superflua potrà soltanto comprare beni superflui; il denaro non sarà mai in grado di comprare ciò che è necessario all’animo.

Quindi Thoreau si ritirò nei boschi per approfondire il suo legame con la natura e distaccarsi dal consumismo tossico della società. In quei due anni riuscì a creare un forte legame fondato sul rispetto con i boschi e i suoi abitanti.

Giorgia Rocco IV A LSO