IL CAMPANELLO D’ALLARME DELL’ECOLOGIA

I LIMITI DELLO SVILUPPO 

Il Club di Roma è un'associazione non governativa, no-profit. I membri sono scienziati, uomini d'affari, economisti e capi di stato dei cinque continenti.

Il suo scopo è quello di trattare ed individuare i principali problemi che l'uomo dovrà affrontare in futuro. I suoi membri indagano i cambiamenti globali, a livello mondiale, e cercano di trovare diverse possibili soluzioni.

 Il Club è stato fondato dall'economista e dirigente d'azienda Aurelio Peccei e dallo scienziato Alexander King nel 1968. Il nome nacque dalla sede della prima riunione, tenutasi a Roma nell'Accademia dei Lincei di  Villa Farnesina. Il Club divenne noto grazie a questo primo rapporto sui limiti dello sviluppo.

"I limiti dello sviluppo"

Lo scopo di questa indagine, pubblicata nel 1972, è quello di aprire un grande dibattito sui dilemmi dell'umanità. Infatti dopo la pubblicazione il rapporto fu criticato e analizzato da numerosi studiosi di diverse discipline. Il dibattito creato da questo rapporto fu ed è tuttora utile per innescare un movimento mirante alla soluzione dei problemi mondiali, o meglio, utile per evitare che le crisi esposte nel testo possano verificarsi senza la possibilità di intervento. I dati sono stati forniti grazie alla collaborazione e alle ricerche del MIT (Massachusetts Institute of Technology) il quale ha definito i limiti fisici e le costrizioni relativi alla moltiplicazione degli uomini e alle loro attività. 

Nel contesto mondiale sono stati analizzati cinque fattori critici: aumento della popolazione in modo esponenziale, produzione di alimenti, industrializzazione, esaurimento risorse naturali e inquinamento. Secondo le previsioni degli studiosi del Rapporto, i membri dell'ONU avevano a disposizione 10 anni (dal 1972) per poter evitare e prevenire la crisi futura dovuta ai cinque fattori critici citati.

I possibili futuri scenari previsti dagli Autori del Rapporto sono tre. Il primo è l'ipotesi che la linea di sviluppo dei fattori critici rimanga invariata e ciò comporterebbe il raggiungimento dei limiti dello sviluppo entro cento anni: il risultato sarebbe un improvviso declino del sistema industriale e della popolazione. Il secondo è il possibile cambiamento della linea dello sviluppo e ciò porterebbe ad una condizione di equilibrio globale dove ognuno ha le stesse possibilità di svilupparsi e di soddisfare i propri bisogni materiali.

Infine, il terzo possibile scenario, è la decisione dell'umanità di modificare la linea dello sviluppo nel più breve tempo possibile, ciò porterebbe ad un risultato sicuramente migliore. 

Nel corso del libro vengono approfonditi i dettagli delle cinque possibili problematiche, fornendoci informazioni e "vie di uscita e prevenzione".

Il libro, come detto sopra, tratta delle cinque possibili problematiche che porterebbero a una grave crisi mondiale. Gli autori iniziano delineando i dati della crescita esponenziale della popolazione, la quale è solitamente regolata da un anello retroattivo negativo ovvero da una catena causa-effetto che opera in senso contrario alla modifica dell'elemento iniziale (in questo caso una crescita della popolazione), mantenendo la stabilità, grazie alla mortalità. La popolazione dal 1650 al 1970 è passata da 500 milioni a 3,6 miliardi con un tasso di crescita del 2,1% con un tempo di raddoppiamento (cioè il tempo che occorre per far sì che la grandezza in considerazione raddoppi il suo valore) di 33 anni. Su questi dati gli autori prevedono che nell'anno 2000 la popolazione mondiale sarà 7 miliardi (così è stato) ed è un valore destinato a crescere finché il tasso di fecondità rimarrà costante.

Successivamente si passa al secondo e al terzo  fattore citati  sopra: lo sviluppo economico e la produzione di alimenti. Il tasso di sviluppo ha un incremento annuo del 7% e la popolazione cresce del 2%. Andando sempre più avanti nel tempo (ad esempio 14 anni dal 1970) il tenore di vita è destinato a raddoppiare, innescando una serie di anelli retroattivi positivi (ovvero che all'aumento dell'elemento iniziale si crea una modifica per cui il risultato finale sarà un ulteriore incremento, aumentando, sempre di più, di volta in volta) che portano ad un aumento della produzione. Tale produzione, secondo gli autori della ricerca, potrebbe essere distribuita equamente in tutto il globo; ma questo, secondo gli andamenti, non avverrà mai.

Da qui, nel terzo capitolo, si passa a parlare dei fattori materiali come l'alimentazione. Gli alimenti scarseggiano nei paesi in via di sviluppo. Infatti, la sottoalimentazione uccide 260 bambini su 1000 e, secondo la FAO, la popolazione di questi Paesi non raggiunge il fabbisogno minimo di calorie, infatti i 10 o 20 milioni di morti sono dovuti alla malnutrizione. Inoltre l'agricoltura, che produce alimenti, necessita di un grande investimento e una grande manodopera che questi Paesi non riescono a sostenere. Se si decidesse di investire nella coltivazione delle terre vergini, la popolazione aumenterebbe in modo così rapido da creare altre due crisi enormi (una tra l'anno 2000 e 2050 e l'altra tra il 2050 e il 2100). 

Il quarto fattore critico che viene trattato è il consumo delle risorse non rinnovabili come il piombo, il cromo ecc. La richiesta di queste è superiore all'offerta; il testo utilizza l'esempio del cromo, dove il consumo cresce annualmente del 2,6% e le risorse si esauriranno in 95 anni dal 1970. 

Infine gli autori affrontano il tema dell'inquinamento, del quale si sapeva ben poco. Sin dal 1970 si immaginava una crescita esponenziale degli agenti inquinanti ancor più rapida di quella della popolazione. I combustibili fossili (la cui combustione produce CO2), il calore (che provoca l'innalzamento delle temperature) e le scorie radioattive sono solo tre dei fattori nocivi che l'uomo continua e continuerà a immettere nell'ambiente. Le previsioni per l'anno 2000, se si raggiungeranno i 7 miliardi di abitanti, sostengono che l'inquinamento assumerebbe un valore pari a 10 volte quello del 1970, creando così danni irreparabili. 

In conclusione il testo ci spiega che se gli uomini continueranno con l'andamento previsto, la Terra non sarà più in grado di reggere, occorrerà quindi decidere se cambiare atteggiamento prima di arrivare a crisi enormi.

Margherita Fraternale IV A LSO