Stiamo mangiando plastica?

Una delle tematiche oggi più discussa è proprio la seguente: stiamo veramente mangiando plastica?

La biologa marina dell’Università degli Studi di Urbino, Antonella Penna, ci ha aiutato a rispondere a questa domanda. Nell’aula magna del Liceo

“Laurana - Baldi” ha illustrato alle classi terze non solo gli effetti della plastica in mare, ma anche l’ecosistema marino.

Negli oceani e nei mari si contano  tra i 5 e i 13 milioni di tonnellate di plastica gettata ogni anno, comparabili con il peso di 1,5 milioni di elefanti; 570 mila tonnellate si trovano solo nel Mediterraneo. 

Questi dati sono esorbitanti e non fanno altro che aumentare, ma da dove viene tutta questa plastica? 

L’80% della plastica prodotta non viene smaltita correttamente, arrivando in mare a causa del vento, degli scarichi urbani e dei  fiumi, ma è anche il prodotto di pescherecci, navi mercantili, imbarcazioni turistiche...

Gli effetti negativi dell’inquinamento marino sono facili da individuare: la maggior parte delle specie marine ingerisce plastiche o microplastiche. Il problema è più grave di quanto sembri, basti pensare che non c’è una singola specie di tartaruga marina che nuoti nel Mediterraneo senza plastica nello stomaco.

Ma cosa sono le microplastiche? Sono particelle di plastica molto piccole che, assieme alle microfibre dei vestiti, vengono confuse dagli animali con il plancton, e di conseguenza ingoiate.

è proprio a causa dell’uomo quindi che la plastica entra a far parte della catena alimentare arrivando così sui nostri piatti.

L’inquinamento del mare è un problema molto serio perché danneggia, oltre alla nostra salute, anche l’economia. La pesca è infatti una delle attività principali in Italia; basti pensare che solo il Mediterraneo, nonostante occupi l’1% della superficie oceanica, è una grande fonte di biodiversità contenendo più di 12.000 specie. 

Con le microplastiche stiamo mettendo a rischio la vita di pesci, molluschi e mammiferi ed è necessario trovare al più presto una soluzione. Ad esempio lo Stato si sta impegnando a risolvere questo problema con il decreto Salvamare, incentivando i pescatori che si imbattono in rifiuti a portarli al porto. 

Questo non è però sufficiente perché è necessario che tutti noi collaboriamo, diminuendo il consumo di plastica e riciclandola correttamente. 

Siamo ancora in tempo per rimediare ai nostri errori e per evitare ulteriori danni futuri, l’importante è non aspettare ma agire ora.

 

Adriana Grecu, Leonardo Ranocchi III C LSA