Nietzsche: orgoglio e follia

Friedrich Nietzsche è una delle figure più controverse del suo tempo, la cui filosofia non è stata riconosciuta in vita, ma dopo la sua morte, e ha influenzato la visione del mondo di un'intera generazione. Nietzsche si oppone alla moralità pubblica, alla religione, invoca la ricerca della salvezza e della forza solo in se stessi; ma l’ha mai trovata in se stesso? No, così dicono i biografi del grande filosofo, sottolineando i fatti della sua vita: Nietzsche non era sposato, non aveva figli, la sua esistenza non può essere definita felice, aveva un rapporto complicato con sua sorella,  e in generale trattatava in modo particolare le donne, essendo inoltre l'autore della celebre frase: “Vai dalle donne? Non dimenticare la frusta!”. Ma la principale tragedia della sua vita fu una grave malattia che lo tormentò fin dalla sua giovinezza e diventò la causa della sua tragica morte.

Riguardo alla malattia di Nietzsche, ci sono ancora dispute tra i fan e gli studiosi della sua opera, ma non esiste ancora una risposta definitiva a questa domanda. È noto che già all'età di 18 anni soffriva di forti mal di testa, che all'età di 30 anni erano diventati intollerabili: arrivò a una cecità quasi completa e a una continua insonnia. Soffriva anche di problemi di stomaco, probabilmente dopo essersi ammalato di grave dissenteria e difterite mentre prestava servizio nell'esercito. Nietzsche trattava i suoi mal di testa con idrato di cloralio, che probabilmente peggiorava ancora di più il suo stato mentale, e anche facendo uso di oppio.

È noto che durante gli anni più difficili della sua vita, Nietzsche ha scritto le sue opere più forti, superando grandi difficoltà, proprio come quell'oltreuomo, che lui stesso aveva proposto come ideale da seguire nella sua filosofia. Tuttavia Nietzsche non si considerava un oltreuomo, definendo se stesso una creatura tra il passato e il futuro, che non era ancora arrivato ad essere oltreuomo. 

Nel 1889, Nietzsche ebbe un crollo psicotico e visse in un completo stato di pazzia fino alla sua morte nel 1900. C'è una versione secondo la quale Nietzsche morì a causa della sifilide, che prese da donne di facile virtù, delle quali era presumibilmente un cliente abituale. Tuttavia alcuni fatti contraddicono questa versione, perché, in primo luogo, Nietzsche era guarito da quella malattia, o almeno dai suoi sintomi visibili. In secondo luogo, si presume che la sua follia fosse ereditaria: a causa di un disturbo simile e alla stessa età era morto anche il padre del grande filosofo, e dopo un po' di tempo anche suo fratello minore. 

I lettori delle opere che Nietzsche aveva scritto negli ultimi anni della sua vita, dal 1880 al 1889, difficilmente cadevamo nella tentazione di attribuire questi testi alla sua pazzia. Allo stesso tempo, è importante sapere come Nietzsche fosse legato alla sua malattia, che lo aveva accompagnato fin dall'infanzia: le era grato, credeva di ricoprire un ruolo decisivo nel suo sviluppo spirituale: "Solo la malattia mi portó alla mente?”, ha scritto il brillante filosofo, "La malattia è sempre la risposta che arriva quando vogliamo dubitare del nostro diritto, del nostro compito, quando in qualche modo cerchiamo di renderlo più facile per noi stessi". Il suo principio era di vivere, non di guarire.

Le sue idee, a prima vista, sembrano contraddittorie. "Un uomo è qualcosa che dovrebbe trascendere" e ciò rimanda, sembrerebbe, allo sviluppo personale, ma allo  stesso tempo sembra dire di accettare il proprio destino.

Nietzsche riuscì a rigirare la propria sofferenza al suo servizio, esplorandola, e con essa lo spirito umano. Lui, tuttavia, rifiuta l'idea del disprezzo del corpo e dell' esaltazione dell'anima, perché ciò ferma la vita stessa. Il corpo è il motore della vita, in esso risiede proprio la "volontà di potenza" che è essenza di vita umana.

La sua sofferenza era un prerequisito per il suo lavoro, e non cercò di liberarsi da essa, rimanendo sempre se stesso. Questo aspetto gli dona una somiglianza con i martiri della fede cristiana, che lo hanno ispirato durante l'infanzia, ma che poi è stata da lui respinta e ridicolizzata.

Un altro fattore importante che influenzò la sua malattia fu il rifiuto pubblico del suo lavoro. Sembrerebbe che fosse estremamente orgoglioso e secondo gli psichiatri egli soffriva di manie di grandezza e allo stesso tempo dipendeva molto dalle valutazioni e dai riconoscimenti del suo lavoro. Era così assuefatto che il rifiuto portava Nietzsche a pensieri oscuri che peggioravano le sue condizioni, portandolo a combattere con doppia forza, non solo contro la malattia, ma anche con il rifiuto del suo lavoro da parte del mondo accademico, entrando nel circolo vizioso di questa corsa senza fine.

Dopo la morte di Nietzsche, sua sorella, Elizabeth, che era sposata con l'antisemita Bernard Förster, le cui idee Nietzsche non approvava affatto. La sorella appoggiava le opinioni del marito e per questo tra lei e Nietzsche sorse la discordia. Alla fine della vita, essendo già completamente pazzo, Friedrich Nietzsche restò sotto la sua cura fino alla morte. La sua impotenza ha dato a Elizabeth l'opportunità di agire a sua discrezione: ha pubblicato in modo indipendente le sue opere, essendo il loro editore, rimuovendo  tutti i passi dove lui avevava parlato male di lei, e pubblicò inoltre “La volontà di potenza” (Der Will Zur Machit), che non era mai stato finito durante la vita del filosofo, pubblicato quindi sulla base di bozze sparse.

Ma la cosa peggiore per Nietzsche fu che nel 1930 Elizabeth sostenne le idee dei nazisti, e parlò personalmente con Adolf Hitler e gli consegnò il libro "Così parlò Zarathustra" (Also Sprach Zarathustra), che insieme a "Mein Kampf" fu solennemente deposto nella cripta Hindenburg, e poi questo lavoro divenne uno dei pilastri dell'ideologia nazista. Quello che Nietzsche stesso odiava e disprezzava in vita. Elizabeth invece ricevettè da Hitler onori per i servizi alla patria sotto forma di un premio a vita. Non c'è dubbio che in una conversazione con il leader nazista ella aveva trasformato tutto in modo tale che Nietzsche risultasse un precursore dell'ideologia del nazionalsocialismo, e il suo oltreuomo divenne così un rappresentante della razza suprema e bianca.

Se chiedeste a qualunque persona se Nietzsche avesse qualcosa a che fare con il nazismo, molti direbbero di sì, alcuni direbbero che era uno degli ideologi, e altri potrebbero pensare all''immagine di un giovane soldato del Terzo Reich dal cuore romantico che versa sangue da qualche parte nelle trincee con un libro tascabile "Zarathustra". Così lo sfortunato e grande filosofo ripeté il destino di Cristo, le cui idee, originariamente gentili e ispiratrici, furono distorte molte volte e servirono come base per tali cattive azioni come crociate e fuochi dell'Inquisizione. Nietzsche dunque, ha fatto il meglio di cui era capace, e non è colpa sua se il mondo non è riuscito a capirlo.

 

Tatiana Gvosdiezcha, IV C LSA