La guerra attraverso gli occhi di un bambino

“Un bambino vive in un mondo dove la realtà e l’immaginazione si compenetrano, un mondo fantastico  dove la realtà sfuma nel sogno e il sogno può diventare più concreto di noi stessi. Ma cosa accade al mondo di un bambino che si trova coinvolto in una realtà terribile e cruda come quella segnata da una guerra mondiale? È questo che Luigi Signorotti, dal piccolo paesino di Tavoleto (PU), sulla linea Gotica, ha cercato di spiegare.

Nel 1944, mentre la guerra  arrivava a Tavoleto, lui aveva solo 8 anni e si trovò  a vivere una realtà più grande di lui. I suoi sogni di bambino attutirono l’urto della realtà e la fantasia riuscì, in parte,  ad “addomesticare” l’orrore.

Nel settembre del 1944 Luigi, insieme alla sua famiglia, iniziò la sua vita da sfollato. Una vita senza più certezze, all’insegna della provvisorietà e del pericolo incombente. Nel 1945 la guerra  finì e gli anni  scivolarono lentamente, uno dopo l’altro.

Luigi è sopravvissuto alla guerra, è cresciuto, è diventato adulto e si è formato una famiglia. Ma quel lontano passato gli è sempre rimasto dentro, lo ha segnato nel profondo.

Ora che prova a spiegare le sue sensazioni  di quegli anni cupi, si esprime con il linguaggio di un adulto che sa che cosa sia stata veramente la guerra ma la trasfigura attraverso lo sguardo del bambino che è stato. La realtà sfuma ancora una volta nel sogno e lui racconta l’orrore della guerra come se raccontasse una storia, una fiaba che –il bambino lo sa in partenza- si concluderà sempre con un lieto fine.

Luigi era lì, quando la guerra giungeva a distruggere Tavoleto; deve averla vissuta come qualcosa di astratto, incomprensibile, più grande di lui. Non riusciva a vedere il pericolo, tanto che quando suo padre veniva trascinato via da un tedesco, per far saltare in aria una strada, lui lo ha  seguito “per scoprire dove lo avrebbero portato, e per offrirgli un pezzo di pane, nel caso fosse rimasto via per cena”.

La guerra, agli occhi di un bambino, non impressiona; anche se gli ferisce lo sguardo e il cuore, l’ingenuo stupore di un bambino non riesce a cogliere razionalmente cosa gli stia accadendo attorno. È una realtà frenetica, in continuo mutamento che sconvolge la piccola dimensione quotidiana e lascia a bocca aperta. Ma questo non interrompe la sua capacità di guardare il presente sublimandolo e ricreando dentro di lui un mondo perfetto: un bambino non ha avuto ancora il tempo di distinguere il bene dal male, i buoni dai cattivi. Un bambino non conosce la morte, e un cadavere non risulta altro che uno strano uomo dal petto rigonfiato steso a terra, come se stesse dormendo. Un bambino non conosce il dolore e cerca di consolare la mamma presa dalla disperazione, quando questa vede partire il marito per chissà dove, assieme a un soldato. Un bambino non conosce l’orrore, e non immagina che l’uomo sia capace di arrivare a tanto. Un bambino che non conosce la guerra non può che viverla come vive tutti i giorni, semplicemente adattandosi alle circostanze. Ecco cos'è la guerra agli occhi di un bambino: solo una circostanza in cui è stata catapultata, per caso, la sua esistenza.

Ho provato ad esprimere tutto questo  in un video, raccontando  la storia di Luigi Signorotti, classe 1936. Mio nonno”.


Il video e l'articolo sono stati realizzati da Sofia Signorotti e Marta Mercatelli della classe VA LSO con la guida della prof.ssa Maria Silvia Nocelli e presentato al concorso indetto per il progetto “Pietre della Memoria”: un progetto finalizzato al censimento di monumenti, lapidi, lastre commemorative, steli, cippi e memoriali riguardanti prima e seconda guerra mondiale e guerra di Liberazione promosso dall’”ANMIG, Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi Di Guerra” - Comitato Regionale Marche, in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale delle Marche.