Riflessioni dentro queste giornate

Stiamo vivendo giorni particolari, tristi, sospesi in attesa di un cambiamento che sciolga il dolore che imprigiona il mondo a causa di un’emergenza che sta cancellando tutte le certezze che finora hanno accompagnato la nostra vita quotidiana. In questo scenario le immagini di dottori ed infermieri stremati che mostrano i segni di questa nuova guerra ad un nemico invisibile, ma potentissimo si mescolano a quelle di Papa Francesco che per la prima volta , attraversa da solo piazza San Pietro e poi si ferma a pregare davanti al Crocifisso. Ed è proprio vedendo quest’ultima scena, osservando i tratti del suo viso che mi accorgo di quanto sia impegnato nel suo dialogo interiore con Dio, in una preghiera che raccoglie tutte le preghiere e le speranze del mondo. Mi chiedo così quale sia il significato della preghiera e perché la lasciamo solo nei momenti di difficoltà. Pregare secondo me, vuol dire cambiare il nostro punto di vista, provare a guardare la realtà con occhi evangelici, provare a guardarla come la guarderebbe Gesù. Uno sguardo che non lascerebbe le cose come prima. Dalla preghiera nasce anche la consapevolezza che c’è qualcuno che ci vuol bene, che ci ama così come siamo, pieni di difetti, di paure e di incertezze, ed è proprio questa consapevolezza che ci dona speranza. Quindi pregare vuol dire anche modificare il nostro atteggiamento. Infine, la preghiera trasforma il nostro cuore, lo fa ritornare bambino, capace di fidarsi. Molti credono che la preghiera trasformi la realtà, in verità, l’unica cosa che trasforma è noi stessi, infatti ci dona più forza, più coraggio, più speranza e questi piccoli ma grandi cambiamenti li vediamo nei nostri sguardi, nei nostri comportamenti e nel nostro cuore, e siamo noi, medici, ricercatori, infermieri, politici, studenti ecc., che attraverso queste trasformazioni cambiamo il flusso delle cose e degli eventi.

 

Giulia Giannini, IV E LSU