Neghentropo: 

“O Eudemo, che fortuna hai ad aver raggiunto uno stato di beatitudine e avere la possibilità di sperare per il futuro, non sei afflitto dalla frenetica realtà, che ci costringe ad abbandonare ciò in cui abbiamo immerso la nostra vita , e a vivere nell’ indefinito.” 

Eudemo: 

“O Negentropo, non abbandonarti alla disperazione, forse è la sorte ad avermi concesso queste possibilità, ma sono convinto nella possibilità dell'uomo di raggiungere la felicità.” 

Neghentropo: 

“Quello che dici crea in me molto stupore, mi fa cadere nel noto buio dove regna il dubbio, un abisso da cui mi sembra di non poter risalire e mi sembra che guardando quest’ultimo, anche questo guarderà me e mi perseguiterà i pensieri, ho paura che il mio io non riesca a sopportare i forti desideri che covo dentro di me. Da dove trai tu tutta questa forza?” 

Eudemo: 

“La mia forza è l'aver compreso la mia grande ignoranza, dunque essermi reso libero nel cercare la verità, la bellezza e l'armonia, concentrandomi sulla piccola luce che si cela nell'abisso." 

Neghentropo: 

“Perché hai pensato una cosa simile?” 

Eudemo: 

“Nessuna risposta è definita e ha lo stesso valore per tutti. Ciò che ho fatto è stato distaccarmi dai pregiudizi, catene che non ci permettono di pensare liberamente, e ho pensato che, anche nelle situazioni peggiori, dobbiamo ricercare la libertà di pensare, e di vivere mantenendo la nostra indipendenza e coltivando la conoscenza .” 

Neghentropo: 

“Dobbiamo prendere in considerazione anche i nostri doveri verso lo stato, dunque rispettare le leggi che sembrano inganni, cioè patti ingiusti che non garantiscono la ricerca della verità.” 

Eudemo:

“Quello che dici è vero, infatti le leggi di cui parli hanno bisogno di giudici giusti: persone che affrontano la realtà come insieme di opinioni differenti e che riescono, inseguendo la conoscenza, a trovare la via per la pace.” 

Neghentropo: 

“O quanto sei beato, Eudemo, tu che riesci a vedere la pace e a seguire questi ideali, non facendoti coprire gli occhi dalla crudeltà e dal dubbio, che sembra siano le uniche cose che io riesco a percepire. Vivo nel costante terrore che ogni uomo possa farsi dominare dai propri istinti o possa soccombere al nichilismo.”

 

Sergiu e Sebastian Covalcic, IV A LSO