Un nuovo modo di imparare

130 ragazzi, provenienti da quattro istituti diversi della nostra regione  e frequentanti le classi terze e quarte, hanno aderito ad un progetto in collaborazione con l’associazione ASUR Marche, che ha come tema la diffusione e la prevenzione da Covid 19. 

Nel nostro istituto sono stati scelti dalla referente, la professoressa Di Carlo, 6 ragazzi provenienti da diverse classi.  Il progetto ha previsto alcuni incontri online sulla piattaforma Zoom, in cui i ragazzi si sono potuti confrontare, scambiandosi pareri ed esperienze riguardo la particolare situazione vissuta e infine hanno concluso con un’intervista al professor Burioni. 

Obiettivo del progetto: attuare un dibattito aperto con gli studenti del biennio per ricordare loro l’importanza del rispetto delle misure contro il Covid-19.

Questo metodo prende il nome di peer education (educazione tra pari) e mira ad un maggior coinvolgimento dei giovani che si relazionano con ragazzi della loro età . I ragazzi più grandi sottolineano che si rivolgeranno a studenti non molto più piccoli di loro perché c’è più probabilità di essere ascoltati. Il desiderio dei ragazzi è proprio quello di essere ascoltati, sperano di riuscire a trasmettere il loro messaggio ai più giovani, in fondo sono coetanei, capirsi dovrebbe essere molto più semplice e immediato.

Nel primo incontro hanno eseguito un test di autovalutazione, mirato a conoscere il proprio livello di peer educator. Secondo i ragazzi intervistati un peer educator deve possedere carisma e deve dimostrarsi credibile e sicuro  di sé, assicurandosi la fiducia dei ragazzi. 

C’è però da chiedersi: come si impara ad essere carismatici?                                                                 Ci rispondono i ragazzi. Il carisma è importante possederlo sin dalla nascita, come tratto del proprio carattere, ma è comunque una caratteristica sviluppabile nel tempo. Nonostante una persona possa avere un’indole più timida e riservata, chiunque puó maturare un suo carisma, magari parlando con le persone giuste. Fondamentali sono anche le capacità relazionali e comunicative, che non mancano di certo a tanti studenti.

La seconda parte del progetto si è poi conclusa con l’intervista al professor Burioni, che ha ricordato ai giovani l’importanza delle misure di contenimento del Covid-19.  

Il 9 novembre 2020 è avvenuto quello che lui chiama “un miracolo eccezionale”,ovvero l’uscita del vaccino; alcuni Paesi si stanno liberando del Covid grazie ai vaccini, infatti quando riusciremo ad immunizzare quasi tutti ci libereremo di questa situazione.

Una delle prime domande poste dagli studenti è stata cosa ne pensa dei no-vax? Il professore risponde: “La libertà è molto più articolata, finisce la propria libertà quando inizia quella degli altri, se un sanitario non si vaccina, non mette in pericolo solo se stesso, ma anche gli altri”. 

Ci informa poi sulle terapie consigliabili se si è affetti da Coronavirus: “La fase iniziale si basa sulla somministrazione di anticorpi artificiali, in caso si iniziasse a stare molto male si può prendere il cortisone; in ospedale si controlla l’infiammazione dei pazienti e si cerca di tenerli ossigenati”.

Alla domanda degli studenti perché le chiese sono rimaste aperte mentre i teatri e i cinema no?, Burioni ci risponde: “E’ solamente una scelta politica, infatti le funzioni religiose sono molto più pericolose perché la gente si affolla. La causa dei contagi in India molto probabilmente è legata alla religione, in quel caso c'è stata una processione che riunì fin troppe persone. La scuola, dice il virologo, è un’altra priorità, dopo la salute viene l’istruzione”. 

È stata infine affrontata la questione delle famigerate “fake news”. A tal proposito il virologo afferma: “C’è stata un’inflazione di informazioni incorrette sul Web, per il futuro auspico una comunicazione convincente e autorevole, che la politica informi correttamente i cittadini”.

Michela Cancellieri (3A LSO)

Wiam Ferram (3A LSO)