L'Anima dell'Azzardo

Episodio 2 - Let's Jam!

Le luci si riaccesero e tutti rimasero in silenzio. Un gruppetto di persone ed io ci precipitammo nel camerino delle ballerine, da dove era venuto l’urlo. La stanza era in gran soqquadro: trucchi sparsi ovunque, sgabelli rotti e vestiti stracciati. “Let’s Jam!”: questa frase era scritta sullo specchio con il rossetto. Mi avvicinai al vetro, incuriosito dalla scritta, e Wellington, giunto sul luogo poco poco tempo dopo di me, fece lo stesso. D’un tratto, un uomo avanti negli anni, estremamente magro, quasi scheletrico, si fece largo fra la folla e invitò me, Gustav e le altre persone ad allontanarsi. “Mantenete la calma, signori!” - disse lo strano uomo dal naso aquilino. Ci invitò a tornare nella sala da gioco ed attendere lì ulteriori notizie su ciò che stava accadendo. Nel salone tutti erano perplessi e si snocciolavano le più assurde congetture su ciò che potesse essere successo. “Per me uno gnomo armato di ascia l’ha uccisa!” urlò un’anziana donna. Passarono alcuni minuti di trepidazione, lo strano signore scheletrico incontrato prima entrò nella sala principale, andò al microfono e disse: “Siete pregati di mantenere la calma, signore e signori. Sono Durante Gridi, il padrone di questa struttura. Sono spiacente di annunciarvi che la nostra ballerina, Miss Selene Rouge, è sparita in circostanze misteriose pochi minuti fa. Al momento tutto lo staff è stato impiegato nelle ricerche; stiamo setacciando ogni parte dell’edificio e le zone esterne limitrofe. Al fine di facilitare le ricerche e ridurre il rischio di altri incidenti, siete tutti pregati di tornare nelle vostre camere per il resto della nottata. Provvederemo tra poco a portare ad ognuno la cena in camera. Ci scusiamo per l’inconveniente.”. 

Entrai nella mia stanza e mi stesi sul letto. Non eravamo lì nemmeno da un giorno e già stavano succedendo cose terribili. “La ballerina…” - pensai - “Chissà se è proprio quella di qualche ora fa ad essere sparita.”

Le mie riflessioni furono bruscamente interrotte dal suono delle nocche di qualcuno sulla porta di legno pregiato della mia camera. Mi alzai, scossi la testa e raggiunsi il pomello. Con un movimento innaturale e scoordinato aprii la porta. Un simpatico ragazzetto sulla ventina mi aveva portato la cena. Mi guardò con uno sguardo confuso: il mio movimento particolarmente scoordinato e la mia cera tremenda dovevano essere dei buoni motivi per suscitare in lui quella reazione. Invitai il giovane ad entrare: lui appoggiò il vassoio sul tavolo e mi salutò con un “Arrivederci”, pronunciato con un accento marcatamente toscano.

Toccai appena cibo: non avevo minimamente appetito e quella era una cosa alquanto bizzarra, perché di solito ho sempre una fame pantagruelica. Mi sentivo scosso, stanco e a disagio. La scomparsa di quella giovane ragazza mi aveva scombussolato non poco. Lì per lì non capivo perché, ero sempre stato uno psicologicamente abbastanza forte. 

Feci una doccia nella speranza di rinvigorirmi, ma non fu molto utile allo scopo. Mi stesi sul letto e in men che non si dica il sonno prese il sopravvento. Sognai di essere in una strana stanza circondata dalle fiamme, fiamme però “fredde”, che sembravano pure decorazioni. Il pavimento era completamente realizzato in  vetro e al di sotto di esso era visibile del magma. La ballerina era dentro quella stanza ed era chiusa in una gabbia. La donna mi guardò dritto negli occhi, lo sguardo era vuoto e disse: “Qualcuno ti aspetta.” Alzò poi la mano destra e indicò il pavimento, per poi battere il piede sinistro a terra due volte. Mi svegliai di colpo: era notte fonda.

Capivo che qualcosa non andava o in me o in quel posto o forse in entrambi. Decisi di recarmi subito dall’unica persona di cui sentivo di potevo fidarmi, sir Wellington. Con poca considerazione del fatto che avrei potuto disturbare il suo sonno, bussai alla porta della sua camera. Egli aprì immediatamente, quasi come se mi stesse aspettando dietro il freddo legno della porta. 

Dentro la camera la lampada era accesa e sul tavolo erano appoggiati un libro e un paio di occhiali. Era sveglio e stava leggendo nel momento in cui avevo bussato.

-“Entra pure, giovanotto.” disse lui.

-“Signore...”

-“Suvvia, dammi del tu, ragazzo, e chiamami Gustav. Cosa ti porta qui nel cuore della notte?”

“Non saprei dirtelo con certezza, Gustav. Ho passato due notti in questo posto, in entrambe ho avuto degli incubi. La sparizione di questa ballerina, la sensazione di disagio che ho provato nell’incontrare il proprietario di questo luogo. Forse io sto impazzendo, ma ho dei brutti presentimenti. E non so perché, ma qualcosa dentro di me mi ha detto di venire qui da te e raccontarti tutto, anche se ci conosciamo da poco tempo. Mi ispiri fiducia.”

 

“Ti capisco. Anche io ho avuto una strana sensazione riguardo a questo posto. E quanto a te, ragazzo, anche tu mi sei sembrato da subito una persona su cui fare affidamento. Anche se, forse, non è mai opportuno aprire il proprio animo al primo che capita, stavolta sei stato fortunato”- disse con una risata rassicurante -”puoi esser certo sul fidarti di me.”.