Notizia (1° puntata)

Gianfranco decise di coricarsi direttamente, in modo che il mattino seguente sarebbe riuscito a vedere il suo prodotto sulla prima pagina del quotidiano.

Il giorno dopo, verso le 6, quando il sole serpeggiava tra gli alti palazzi e le case e le strade della città, Gianfranco si alzò, pronto per vedere i frutti del suo lavoro. Neanche un’ora e la notifica di un messaggio sul cellulare ruppe il silenzio della sua colazione. Era Piero, il suo capo di redazione, che voleva il giornalista subito in sede e Gianfranco sapeva esattamente cosa voleva dire quel "subito": il suo responsabile lo avrebbe voluto già davanti alla scrivania per chissà quale motivo. Si affrettò a terminare la colazione e a prepararsi per poi correre a lavoro.

Appena giunse davanti alla porta dell’ufficio del principale, si fermò, prese un profondo respiro, come se dovesse gonfiare il palloncino più grande del mondo. Tutto intorno iniziava già a crearsi un gran via e vai di persone e scartoffie infinito; le scrivanie ordinate o in disordine, pile di fogli o pile di nulla, le stampanti che facevano da radio, con un continuo sputare righe di testo su carta bianca. Intorno al giovane, però, vi era come una specie di bolla, niente esisteva al di fuori di essa. Bussò. Nessuna risposta. Aprì la porta. Nessuno era nella stanza e questo lo lasciò perplesso.

A un certo punto, alle sue spalle, una voce si rivolse a lui: “Gianfranco!”

La voce era inconfondibile. Si trattava di Piero e non ci volle neanche un secondo prima che il nominato impallidisse e diventasse rigido come una statua.

Rispose uno stentato: “S-sì capo?”. Aveva il presentimento di averne combinata un’altra delle sue, invece, una volta giratosi, due mani si poggiarono sulle sue spalle e un rumoroso ‘Complimenti!’ si alzò nella stanza e tutti i presenti si girarono per mezzo secondo, per poi tornare a lavoro non appena Piero si volse e li fissò con sguardo fulminante, come se si aspettasse quella reazione.

L’uomo tornò a fissare Gianfranco: “Complimenti, il tuo articolo è una bomba! Vedi che, se ti ci metti, tiri fuori qualcosa di buono?”

In risposta il giovane giornalista pronunciò un semplice grazie e una richiesta: “Non è che hai qui una copia del giornale?”.

Piero gli diede una copia dell’articolo, per poi ordinargli ruvidamente di tornare subito a lavoro e concentrarsi su un’esplosione in un’azienda, avvenuta il giorno precedente.

Prima di affrontare il nuovo caso giornalistico che gli era stato affidato, Gianfranco si immerse nella lettura della sua cronaca appena pubblicata , venendo interrotto da un suo amico e collega, Luca, che non aspettò due minuti per dire: “Hai tirato fuori un altro articolo coi controfiocchi? Buon per te.”

“Sì”- rispose il giovane articolista -“ anche se c’è qualcosa che non mi torna …”.

“Dovresti staccarti da questa tua fissa di scrivere sempre e solo la verità esatta – lo interruppe il collega – “ti bruci così un sacco di notizie.”.

“Lo so bene, ma non riesco a mandare giù il fatto che esistano tutte queste menzogne e imprecisioni” riprese Gianfranco fissando l’articolo.

“Ti verrà un infarto a forza di essere così preciso” replicò l’amico ridacchiando scherzosamente.

“A proposito di cronache, il capo ti ha già parlato della notizia dell’esplosione?” chiese Gianfranco.

L’altro rispose un po’ preoccupato: “Sì e spero sia stato solo un incidente.”

 

“Avanti, Luca, possibile che tu debba sempre pensare a qualche strambo che ha una passione nel commettere crimini, anche se si parla di qualcuno che ha preso una caramella ad un bambino” scherzò Gianfranco mentre continuava a controllare il suo articolo mandato in stampa.

Improvvisamente Luca notò qualcosa di strano nello sguardo del suo interlocutore, che stava immobile, intento a fissare i fogli tra le sue mani. “Ehi … amico … stai avendo un infarto?” chiese muovendo la mano più volte davanti alla faccia del collega.

Gianfranco reagì portando la mano destra sul suo volto e coprendone metà. Gli occhi sbarrati, continuavano a fissare i fogli del giornale.

Luca, preoccupatissimo, continuò a chiedere: “Qualcosa non va?”.

“Ho fatto un grandissimo errore …” sussurrò il giovane.

“Non sarà così tragico, vero? Hai dimenticato una virgola?” si permise di scherzare Luca un tantino inquieto per lo stato del collega.

“Devo dirlo a Piero!” esclamò alzandosi di scatto Gianfranco.

Luca iniziò subito una ramanzina: “Ma sei stupido?! Ormai non ti permetterà di modificare l’articolo. Vorrei farti notare che …”.

Gianfranco, però, era già entrato nell'ufficio del capo e Luca tirò un sospiro pensando: “Perché deve crearsi sempre dei casini da solo?”.