Storia del Burundi dal 1993: L'inizio di una guerra sanguinosa

Dal 1993 in Burundi si assiste ad un continuo clima di odio e violenza, già dal 1993 le tribù Hutu e Tutsi si annunciarono guerra reciproca per il potere e per la vendetta dell’assassinio di Ndaday (il primo presidente Hutu del Burundi), per 6 lunghi anni il paese fu  in conflitto fino all’agosto del 2005.

In Burundi dal 26 agosto 2005 il presidente della repubblica è Pierre Nkurunziza, un ex soldato che ha partecipato alla guerra del ’93,e dopo una sua ascesa sia militare che politica è stato eletto senza proteste dagli altri parlamentari.

Dopo 5 anni dal suo primo mandato viene rieletto con il 91.26% dei voti, una quantità abnorme  di voti, forse sintomo di un broglio elettorale.

America, Russia e lo stesso ONU assieme agli oppositori politici affermano che il presidente abbia sabotato le elezioni, da allora il paese è sceso sotto un regime semi-dittatoriale dove alle proteste  rispondono con la violenza.

Altri 5  anni dopo (aprile 2015) il presidente si candida per il terzo mandato violando così la attuale costituzione(il massimo per un presidente sono 2 mandati).

Anche questa volta(come le altre prime 2)sembra che le elezioni siano state truccate e i partiti avversari sabotati.

Fin da subito nascono delle rivolte, il centro principale è Bujumbura, dopo la ribellione dilaga in tutto il Paese.

Dal 2015 in Burundi si è creato un clima dittatoriale, fatto di sparizioni, morti, stragi, operazioni segrete della polizia. La libertà di pensiero/parola/stampa è molto limitata, ci sono spie ovunque, non si può criticare il presidente.

Gitega (la capitale del Burundi) a differenza delle altre “metropoli” africane è vuota, silenziosa, non c’è traffico, di tanto in tanto si sente il suono di una smitragliata o di una bomba, la polizia è ovunque, il clima è molto “chiuso”.

La città “madre” delle rivolte (Bujumbura) è divisa in 2 parti,ci sono i quartieri a favore del presidente e quelli contestatari,mentre gli abitanti  dei quartieri a favore sono la parte della città più ricca e benestante,nei quartieri contestatari c’è il caos, è la parte più povera, prevalentemente abitata da ex-studenti che ora sono oppositori politici, cambiano covo ogni notte, molto spesso ci sono retate della polizia.

I ribelli tendono a fare atti sabotatori nei confronti del governo e delle autorità, il loro principale capo è Melchiade Biremba, un ex-studente che già dal 2010 è diventato famoso per i suoi atti rivoluzionari contro il presidente.

Una delle principali tesi dei ribelli è quella che il presidente provi a creare odio tra le tribù degli Hutu e dei Tutsi.

Tutti questi  eventi hanno causato diversi disagi in tutto il Paese, infatti dal 2015 ci sono 200.000 sfollati interni in tutto il paese, 400.000 mila sono già partiti verso altri Paesi per evitare la morte.

Si contano 1000 casi di sparizioni sospette e 1200 ribelli uccisi nei primi mesi del 2015.

 

Edoardo Mantovani, III C LSA