Nonostante in Nigeria si siano verificati un quarto di tutti i decessi violenti avvenuti in Africa, si continua a sostenere che non ci sia alcuna guerra. Il così elevato numero di decessi è anche dovuto alla presenza del gruppo terroristico di Boko Haram nel nord-est del paese.
La guerra, che sta andando avanti dal 2009, ha provocato 2 milioni di profughi, oltre 500mila sfollati e i danni ammontano a circa 9 miliardi di dollari. Questo conflitto ha sconvolto la vita nel nord del paese: nello stato del Borno il 40% delle strutture sanitarie è distrutto e il 50% dei bambini sotto i 5 anni soffre di malnutrizione. Questa così alta percentuale di decessi rende la Nigeria il Paese più pericoloso per i civili africani; infatti in sette anni si conta che Boko Haram abbia ucciso più di 15mila persone. Nel quartiere di Gwange, un ONG ha allestito un campo per soccorrere i bambini malnutriti, i posti letto sono 110, ma con i circa 300 pazienti mensili si ha la necessità di aumentarli.
Il cambiamento è avvenuto nell’agosto del 2016 quando i vertici dell’Isis, a cui Boko Haram è associata, ha nominato un nuovo leader. Con questo cambiamento si è ottenuta una collaborazione fra le due organizzazioni che controllano la parte settentrionale del paese. Nel frattempo l’ex leader di Boko Haram continua la sua lotta contro gli infedeli e i miscredenti.
La Nigeria sta quindi assomigliando sempre di più alla Somalia dove da un lato vi è la Guerra Santa, dall’altro invece le organizzazioni jihadiste attraverso il controllo del territorio stanno dando vita a una capillare rete criminale.
Giuseppe Romanello, III C LSA
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