I combattimenti nell’Est dell’Ucraina durano ormai da ben quattro anni. Oggi, la guerra nel Donbass è inclusa nella lista delle più grandi crisi umanitarie del mondo. Nelle regioni di Donetsk e Lugansk, gli scontri tra le parti in guerra sono costantemente in atto. Prima della guerra, questa regione industriale, piccola ma densamente popolata, ospitava il 15% della popolazione dell’Ucraina , cioè 6,6 milioni di persone, e produceva circa il 16% del PIL del paese. Ora questa regione è diventata una zona di guerra. In Ucraina nonostante gli accordi per il cessate il fuoco si continua a combattere. Nel Donbass, la regione orientale occupata nel 2014 dagli indipendentisti filorussi, a fine gennaio un centinaio di razzi Grad ha bersagliato Avdiivka, città a pochi chilometri dalla capitale dell’autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. I terroristi (così Kiev definisce gli occupanti) questa volta hanno ripetutamente colpito obiettivi civili. Il bilancio, provvisorio, è di oltre quaranta vittime che si aggiungono alle diecimila che hanno perso la vita in tre anni di combattimenti (gli sfollati sono quasi due milioni).
I separatisti hanno colpito il principale complesso industriale della città danneggiando gli impianti per la distribuzione del gas e dell’elettricità: oltre quindicimila persone (erano il triplo prima della guerra) sono rimaste per qualche giorno senza riscaldamento con temperature che di notte sfioravano i meno venti. Preso di mira anche l’acquedotto. Kiev ha allestito una tendopoli di emergenza ma al momento l’evacuazione di Avdiivka è stata scongiurata. Sì è sfiorata l’emergenza umanitaria, insomma. «La più violenta escalation militare da un anno a questa parte» confermano gli osservatori OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico).
Gli ucraini hanno risposto al fuoco colpendo la periferia occidentale di Donetsk, il luogo dove i separatisti avrebbero piazzato le rampe dei temibili razzi Grad trasformando di fatto gli abitanti in scudi umani. Negli scontri entrambe le parti hanno utilizzato calibri e mezzi vietati dagli accordi di Minsk che in teoria avrebbero dovuto trovarsi ad almeno quindici chilometri dalla linea di contatto. I filorussi hanno bersagliato indiscriminatamente anche i villaggi di Marinka, Pisky e Opytne, dove, pur senza gas, acqua ed elettricità continuano a sopravvivere un centinaio di persone. La controffensiva ucraina non si è fatta attendere e ha permesso a Kiev di registrare qualche progresso attorno all’aeroporto di Donetsk, conquiste che ora dovranno essere consolidate. Sempre che l’ennesima tregua (la seconda in meno di un mese) regga.
Nel 2014 l’Ucraina si divise in coloro che volevano mantenere stretti legami con la Russia e coloro che volevano avvicinarsi all’Unione Europea e alla NATO. Durante la rivoluzione “Euromaid”, la fazione filoeuropea ha spodestato il presidente filo-russo Viktor Yanukovich. Le opinioni degli abitanti del Donbass, che confina con la Russia e la cui popolazione è composta principalmente da russi etnici, si divisero. Le forze separatiste, sostenute dalla Russia, iniziarono a combattere contro l’esercito ucraino. Presto, anche militari dell’esercito russo, vennero in loro aiuto. Come risultato dei combattimenti, le infrastrutture chiave di Donbass, in particolare gli ospedali, furono gravemente danneggiate. In Siria, le organizzazioni per i diritti umani e il Consiglio di Sicurezza dell’ONU condannarno tali attacchi, definendoli violazioni del diritto internazionale. Tuttavia, l’attenzione di pochissimi osservatori è stata attirata dai numerosi attacchi sugli ospedali ucraini, nonostante al fatto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia registrato 33 attacchi del genere dal 2014 al 2016.
In conflitto nel Donbas è per molti versi simile all’operazione per conquistare la Crimea effettuata dai russi. Tuttavia, questa caratteristica non è vicina alla realtà. Sì, all’inizio gli scontri furono tra i servizi di sicurezza ucraini e i distaccamenti separatisti locali, assistiti dai mercenari russi. Ma alla fine del 2014, molti membri del personale militare avevano già preso parte alla battaglie, compresi soldati ben armati delle truppe regolari russe. La maggior parte dei danni alle istituzione mediche si è verificata durante il periodo delle più feroci battaglie, cioè fino a febbraio 2015. Da allora, il danno agli ospedali è stato inflitto durante gli scontri in cui la parte Russa del conflitto, violava l’accordo di Armistizio.
Tatiana Gvosdiezcha, III C LSA
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